La Giunta per le elezioni salva Dorina Bianchi: la legge Severino vale solo per il Cav
«Sono sconcertato». A dirlo è Antonino Foti, esponente di Forza Italia, nel corso di una conferenza stampa alla Camera (a cui ha preso parte anche il suo legale Oreste Morcavallo) per illustrare l’istanza di riesame presentata alla Corte di Cassazione, ma anche al presidente della Camera Laura Boldrini e alla Giunta per le Elezioni Giuseppe D’Ambrosio dopo la decisione della Giunta che ha giudicato ammissibile l’elezione di Dorina Bianchi (ora Nuovo centrodestra). L’esponente azzurro punta il dito sulle modalità con cui è stata applicata la legge Severino: «Per quanto riguarda la decisione sulla decadenza di Berlusconi l’asse Pd-M5s ha usato un parametro che, per quanto riguarda l’esponente della maggioranza, non è stato impiegato». Foti, che doveva subentrare al posto della Bianchi, sottraendo un posto così alla maggioranza Pd-alfaniani, denuncia la disparità di trattamento: «Dorina Bianchi ha presentato in ritardo il certificato per i requisiti di candidabilità mentre la legge dice che va deve essere accompagnato contestualmente alla presentazione della candidatura». Per l’avvocato Morcavallo «una legge non può essere applicata a pezzi: con rigidità per la decadenza mentre non viene applicata per i requisiti di candidabilità». Foti, che ha presentato ricorso e che dovrebbe, in caso di vittoria, subentrare alla Bianchi, accusa poi di non essere stato informato della decisione della Giunta: «Lo abbiamo appreso dal sito internet – dice nel corso della conferenza stampa – Né io né i miei legali sono stati avvertiti. La decisione è stata presa in 15 minuti». La parlamentare crotonese, nella scorsa legislatura senatrice dell’Udc di Casini, poi candidata con il Pdl di Berlusconi, quindi passata con Alfano nel Nuovo centrodestra, ha risposto attraverso il suo avvocato: «L’ammissione della candidatura dell’onorevole Bianchi è stata disposta dell’Ufficio Circoscrizionale Elettorale per la Calabria con ampia motivazione, talmente persuasiva che nessun contro-interessato ha ritenuto di ricorrerla in Cassazione». Ma al di là dei cavilli tecnico-giuridici, per i sostenitori di Berlusconi la realtà è ben diversa: la legge Severino non è uguale per tutti.