La Padania esagera. Ma anche l’ultrasinistra pubblica gli appuntamenti dei “nemici” (persino quelli dei concerti)
Anche la giornata di oggi ci ha consegnato uno stucchevole botta e risposta sulla pubblicazione degli appuntamenti del ministro Cecile Kyenge sulla Padania. Ancora la Lega è stata attaccata e ancora la Lega si è difesa, in un gioco delle parti di cui davvero non si sentiva il bisogno. Perché è vero che l’iniziativa della Padania può essere biasimabile, che alimenta pulsioni negative in un contesto sociale esasperato, che rischia di legittimare qualche squilibrato, che probabilmente lo fa a scopi elettorali e che, se invece è in “buona fede”, fa esattamente il gioco degli avversari. Ma è vero anche che gli avversari non sono meno biasimabili, con i loro allarmi, le loro condanne, il loro modo di creare “mostri” e montare un caso quando invece il caso si poteva facilmente sgonfiare bollandolo per quello che è: una cosa stupida. Soprattutto, però, sono biasimabili per la loro ipocrisia, che li spinge a vedere inciviltà e pericoli per la democrazia solo in casa altrui, mai nella propria. Anzi, in alcuni casi a salutare come pratiche a difesa della democrazia segnalazioni simili a quelle delle Padania, purché rivolte contro i “fascisti”. Vale su tutti l’esempio del milanese Saverio Ferrari, addetto stampa di Rifondazione comunista in Regione Lombardia, collaboratore di giornali come Liberazione, Diario, Avvenimenti, Left, il Manifesto, autore di libri sulle destre, di cui due, Da Salò ad Arcore. La mappa della destra eversiva e Le stragi di Stato. Piccola enciclopedia del terrorismo nero. Da piazza Fontana a alla stazione di Bologna, pubblicati in allegato all’Unità. Un giornalista, uno storico e forse anche un intellettuale si direbbe, se non fosse che dietro ai titoli c’è sempre un’unica pratica: il dossieraggio. Ferrari, in gioventù, è stato nel servizio d’ordine di Avanguardia operaia, il gruppo da cui uscirono gli assassini di Ramelli. Lui stesso è stato condannato nell’ambito di un procedimento sulle azioni del servizio d’ordine di Ao. Inoltre, nel suo covo di viale Bligny furono trovati numerosissimi dossier su “nemici” di ogni sorta, dalle forze dell’ordine ai giornalisti, fino ai militanti missini, di cui si raccontavano nel dettaglio spostamenti e abitudini. Fra i dossier ve n’era anche uno dedicato al giovanissimo Ramelli. Non è storia vecchia, non ha diritto all’oblio. Ferrari, infatti, ha conservato negli anni l’attitudine alla schedatura, che poi puntalmente trova pubblicazione. I suoi libri, da quelli già citati a Fascisti a Milano, sono esattamente questo: mappature dei movimenti e dei partiti di destra e dei loro aderenti. Dossier rilegati, che non aggiungono nulla in termini di analisi e conoscenza dei fenomeni, ma che assolvono due scopi cari a certi ambienti: costruire il “mostro” e dire dove si può andare a scovare. Una pratica che Ferrari porta avanti anche nella quotidianità con il sito che ha autointitolato “Osservatorio democratico”. L’Osservatorio, da anni, con particolare attenzione alla scena milanese, fa esattamente quello che fa la Padania: segnalare gli appuntamenti dei soggetti politici sgraditi. Aggingendo, però, spesso e volentieri una postilla che suona come una chiamata alle armi, che spesso e volentieri viene accolta come tale dall’ultrasinistra. Sulle notizie della homepage, in terza e quarta posizione, ancora campeggiano due squilli di tromba per altrettanti appuntamenti. «Sarà in zona 8 precisamente alla discoteca Madison Music Hall il Concerto per Carlo, evento che riunisce le band d’estrema destra che commemoreranno il trentesimo anniversario della morte di Carlo Venturino, membro degli Amici del Vento. Il locale si trova in via Giovanni da Udine 28, nei pressi di viale Certosa», si legge a proposito dell’evento che si è svolto il 16 dicembre e che doveva tenersi originariamente al teatro Manzoni, prima che il solerte Ferrari mettesse in allarme tutti i “sani democratici” della città e, di conseguenza, i gestori del teatro che ritirarono la disponibilità temendo problemi. Riguarda ancora questo frangente il secondo squillo di tromba: «Il concerto nazirock sta arrivando. Si avvicina il 16 dicembre, data del “Concerto per Carlo”, per il quale saranno a Milano tutte le principali band di area neofascista d’Italia. Come sosteniamo da tempo… Infatti Venerdì 13, dalle ore 15.30 alle ore 18.30 ci sarà la riunione organizzativa nella sede di Lealtà Azione, in Via General Govone a Milano. Vigileremo». Come la Padania, se non fosse per quel «vigileremo» e per il fatto che, volendo, si può anche rintracciare una differenza tra gli appuntamenti di un ministro copiati dall’agenda ufficiale di Palazzo Chigi e quelli un’associazione che opera sul territorio. «Invitiamo tutte le forze democratiche milanesi alla vigilanza e alla mobilitazione insieme ai militanti della Cgil», si leggeva poi in coda all’annuncio della proiezione del docu-film Milano burning, proprio sulla vicenda di Sergio Ramelli. Ci fu una gran bagarre, ma nessuna delle voci che oggi si levano contro la Padania, a difesa del ministro Kyenge, si levò contro Saverio Ferrari, a difesa della memoria di un ragazzo ucciso a 18 anni. Fu così allora ed è così ogni volta che questo e altri osservatori democratici si ergono a parte più sana della nostra società: una folgorante afonia colpisce tutti quelli che oggi, invece, sono pronti a stracciarsi le vesti per la stupidità della Lega. «Qualcuno gli dica che siamo nel terzo millennio e in un Paese civile, nonostante loro», ha detto, tra gli altri, Nichi Vendola, che avendo militato nel suo stesso partito, qualche volta deve pur aver sentito parlare di Saverio Ferrari et similia.