L’autogol del governo francese: il comico censurato Dieudonné ci riprova con uno spettacolo nuovo
Il governo francese è riuscito a far vietare i primi spettacoli del tour di Dieudonné, ma non a convincere i cittadini che sia stata una buona idea. Tra chi si preoccupa per il mancato rispetto della libertà d’espressione e chi si lamenta dell’enorme visibilità portata al controverso umorista, le voci critiche sull’iniziativa del ministro dell’Interno Manuel Valls superano nettamente le felicitazioni. Intanto l’interessato si atteggia a vittima, grida allo “sterminio” delle sue idee e dà appuntamento ai sostenitori il 26 gennaio a Parigi, in piazza della Bastiglia, per protestare. E per oggi annuncia un primo spettacolo alle 14 nel teatro parigino dove si esibisce abitualmente. Il comico francese originario del Camerun, al secolo Dieudonne M’bala M’bala, è accusato di tenere degli spettacoli dai contenuti razzisti e antisemiti. Tuttavia, tra i primi a criticare la censura ai suoi danni, c’è stato l’ex ministro della Cultura socialista Jack Lang, oggi presidente dell’Istituto del mondo arabo di Parigi. «Avrei preferito che si usassero le vie legali tradizionali, per sanzionare, perseguire, fargli pagare delle multe», ha commentato a France Info, precisando di non voler «solidarizzare con quell’abominevole Dieudonné», ma solo evocare «la questione più profonda che si pone», il dibattito «filosofico, morale, giuridico» che una simile decisione apre. La sua posizione, secondo un sondaggio di Csa per Le Figaro, è condivisa dalla maggioranza dei francesi, che da un lato hanno una cattiva opinione del comico (71%), ma dall’altro non ritengono che l’imposizione di un divieto ex-ante sia condivisibile (77%). E anche negli ambienti giuridici c’è chi esprime perplessità, come il blogger Maitre Eolas, avvocato parigino seguitissimo su Twitter, che al Nouvel Observateur spiega: «Ormai siamo in un regime preventivo della libertà d’espressione, ed è un vaso di Pandora che è stato aperto», dato che con la sentenza di giovedì «il Consiglio di Stato ammette che se un ministro dell’Interno ritiene che ciò che direte nuocerà alla dignità umana, vi può impedire di dirlo». Parole altrettanto critiche sono venute dall’ex procuratore generale Philippe Bilger, noto per aver rappresentato l’accusa nel processo contro la cosiddetta “gang dei barbari”, un gruppo di ragazzini della banlieue parigina che nel 2009 rapirono e torturarono fino a ucciderlo un giovane ebreo. «L’argomentazione del giudice del Consiglio di Stato coincide così perfettamente ed esattamente con quella del ministro – ha detto sempre a France Info – che mi viene da dire che c’è una complicità formidabile, che oso solo definire intellettuale».
A questo tipo di critiche si aggiungono poi quelle, di tutt’altro tenore, che imputano al governo francese di aver ottenuto un risultato opposto a quello desiderato: invece di indebolire il comico franco-camerunense e i suoi, questo stop preventivo li ha rafforzati, dicono, trasformando il comico in un “martire” e confortando la sua immagine di “voce anti-sistema”. «C’era bisogno di offrire a Dieudonné e alle sue idee antisemite un’esposizione mediatica che non avrebbe mai osato sognare? – chiede polemico l’editorialista Pascal Riché sul sito Rue89 – Evidentemente no. Eppure è il risultato ottenuto dal governo, col pretesto di perseguire l’obiettivo contrario». Nel frattempo, sia il tribunale amministrativo di Orleans sia il Consiglio di Stato hanno confermato il divieto per lo spettacolo di Dieudonné a Tours, nella Francia centrale. Il prefetto di Parigi ha poi emesso nella tarda serata di venerdì un’ordinanza per vietare tre ulteriori spettacoli del comico Dieudonné, che si sarebbero dovuti tenere in città nel fine settimana e lunedì. «Si vuole il mio sterminio radicale, totale e sistematico»’, ha reagito in un video su YouTube lo stesso Dieudonné, affermando di essere ormai costretto a collocarsi «nel campo della resistenza». E invitando i fan a manifestare per la libertà d’espressione il 26 gennaio prossimo, sulla fatale piazza della Bastiglia.