L’Ue avverte l’India: «Ripercussioni da qualsiasi decisione sui marò». FdI: «Il governo dia più potere a Staffan de Mistura»
Un avvertimento all’India: «Qualunque decisione sui marò avrà un impatto su tutta l’Ue». A lanciarlo è stato il presidente della Commissione José Barroso, al termine dell’incontro tra i componenti del “governo” europeo e la delegazione dell’esecutivo italiano, guidata dal presidente del Consiglio Enrico Letta. «La Ue è contraria alla pena di morte in qualunque situazione», ha spiegato Barroso, che nel corso del vertice ha rinnovato l’impegno, anche a livello personale, a fare tutto il possibile affinché la vicenda possa concludersi positivamente. E mentre il ministro degli Esteri Emma Bonino ha accusato l’India di non volerci bene e «di essere inaffidabile», Letta ha sottolineato che «la solidarietà dei partner Ue è importantissima per una soluzione che pensiamo possa arrivare e speriamo arrivi nei tempi più brevi possibile». Il rinnovato appoggio dell’Ue è giunto alla vigilia di un nuova convocazione dei legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fissata dal giudice speciale della Session Court di New Delhi a cui la pubblica accusa indiana vorrebbe trasferire la tutela giudiziaria dei marò. Nella prossima udienza gli avvocati ricorderanno che in Corte Suprema è stato presentato giorni fa un ricorso riguardante «l’inaccettabilità dell’assenza dei capi di imputazione» e «la possibile utilizzazione del Sua Act, legge non contemplata dalle direttive che la stessa Corte diede lo scorso anno» quando parlò di «indagini rapide» e di «Tribunale Speciale con udienze quotidiane». Con questi presupposti la difesa chiederà al giudice di attendere gli sviluppi di quel dibattito, prima di entrare eventualmente nel merito della richiesta indiana.
Ma l’appoggio di Barroso arriva anche in una giornata caratterizzata da alcune polemiche interne sull’esito della missione parlamentare a New Delhi. È stata Mara Carfagna a ironizzare sul successo della delegazione che è rientrata e che «a breve» sarà ricevuta dal presidente del Senato, Pietro Grasso. «Sono andati lì solo per un pranzo?», ha chiesto la portavoce di Forza Italia, rivendicando una spiegazione dalla Farnesina sui motivi per i quali «nessuno è stato in grado di garantire ai deputati e senatori degli incontri con gli esponenti delle istituzioni indiane per discutere della vicenda che riguarda i marò». La Carfagna ha quindi chiesto al ministero degli Esteri di far valere il peso di una nazione «che contribuisce con oltre 115 milioni di dollari all’anno al bilancio del Palazzo di Vetro e 4 miliardi di euro a quello della Commissione europea». A riconoscere che l’India poteva «fare uno “sforzo” in più» è stato anche Edmondo Cirielli, uno dei sedici parlamentari andati a Nuova Delhi, per il quale però «il punto non è questo». Per il parlamentare di Fratelli d’Italia la strada da percorrere è l’intervento delle organizzazioni internazionali chiamate a risolvere i conflitti tra Stati. Cirielli, comunque, ha rivendicato l’utilità della missione, che serviva anche a rassicurare Girone e Latorre sulla vicinanza dell’Italia. «Ora l’ultima parola spetta al governo Letta su pressione del Parlamento. Noi – ha chiarito Cirielli – non ci stancheremo di stargli con il fiato sul collo con interventi, mozioni, richieste». Tra queste, quella che il governo dia la necessaria autorità all’inviato speciale a New Delhi, Staffan De Mistura, per seguire la vicenda dei due marò.