Marò, altolà del centrodestra: «Stop ai negoziati con l’India»

11 Gen 2014 16:55 - di Guglielmo Federici

«Non si può negoziare» un accordo di libero scambio con un Paese che «non rispetta i diritti umani»: così il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani scende in campo sulla vicenda dei nostri due marò trattenuti in India che sarebbero esposti al rischio di una condanna a morte. Tajani scriverà a Barroso e Ashton. Il governo indiano non ha ancora deciso di procedere contro Latorre e Girone in base al «Sua Act», la speciale legge marittima che prevede la pena di morte in caso di omicidio, ma lo farà «in due o tre giorni». Tutto il centrodestra è sul piede di guerra per l’inettitudine di un esecutivo che ci costringe a subire  l’epilogo di errori su errori a testa china, peraltro in una situazione ambigua, per cui addirittura pare che l’India si stia rimangiando anche l’impegno a evitare la pena di morte. Un plauso all’iniziativa assunta in sede europea da Tajani arriva dal senatore Altero Matteoli. «Auspico che il governo italiano la sostenga con determinazione evitando di ripetere i clamorosi errori del precedente esecutivo Monti, responsabile di un autentico misfatto, frutto di una ridda di dilettantismo ed improvvisazione». «Quanto sta succedendo è vergognoso. È inaccettabile che la sorte di Girone e Latorre sia appesa a un filo e che bisognerà aspettare ancora qualche giorno prima che il governo indiano decida», aggiunge il senatore Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato. «Erano state date precise rassicurazioni che potrebbero essere disattese e che fanno inorridire. L’incapacità del nostro esecutivo di far rispettare ciò che è sancito dal diritto internazionale è incredibile». L’indignazione è massima.

Superficialità e mancanza di coraggio sono solo alcune delle lacune mostrate dal governo – anche da quello precedente-  durante l’intera vicenda. Commenta Mariastella Gelmini: «Prima il governo Monti, quindi l’attuale esecutivo Letta, hanno compromesso la credibilità dell’Italia esponendo, da un lato, il nostro Paese a una pessima figura sulla scena internazionale ma, soprattutto, mettendo a rischio e comunque a una sicura umiliazione i due Fucilieri della Marina». Aggiunge inoltre che il governo Letta «è colpevole di gravi omissioni e di una più generale sottovalutazione della vicenda». La Gelmini è durissima nel contestare quella che definisce «una sottomissione dell’Italia. Abbiamo appreso che il governo italiano si riserva azioni diplomatiche nelle sedi internazionali nel caso il ministro dell’Interno indiano riconoscesse all’autorità giudiziaria la facoltà di applicare il “Sun Act”, vale a dire le norme anti-pirateria previste dal codice indiano. È un errore gravissimo. Graduare l’azione diplomatica sulla base delle decisioni assunte o assumibili dall’autorità giudiziaria di un altro Paese denota un’incomprensibile e non dovuta sottomissione a decisioni straniere. Se il governo non è in grado di tutelare i nostri militari in missione di pace o di contrasto alla pirateria allora – conclude – ha il dovere di richiamare le forze impegnate nei vari teatri strategici».

È ora di dare segnali concreti: «Propongo a Forza Italia di organizzare una manifestazione nazionale aperta a tutti  per mettere al centro la vicenda marò», incita Stefania Prestigiacomo, «il governo ha il dovere di produrre pressioni ed atti concreti per riportare in Patria Latorre e Girone. Con la stampa indiana che annuncia una possibile pena di morte per i nostri marò ormai si sta calpestando ogni orgoglio nazionale. «Il 30 gennaio, in occasione della prossima udienza del processo noi manifesteremo sotto l’ambasciata indiana a Roma», comunica in una nota il movimento Riva destra che da settimane tramite facebook, ha lanciato l’appello a scrivere sui profili delle ambasciate indiane nel mondo la frase “Italian Marò free, now!”.

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