Napolitano rompe il silenzio sui tumulti della Camera: sono preoccupato per il Parlamento, non per me

31 Gen 2014 13:39 - di Romana Fabiani

«Sono sereno per la mia situazione ma preoccupato per quella in Parlamento». Per nulla scosso dalla richiesta di impeachment avanzata dai grillini, Giorgio Napolitano ha apertamente confessato di essere allarmato dalle notizie che gli giungono dalle aule parlamentari. “Preoccupazione” è il termine utilizzato dal capo dello Stato lasciando Palazzo Spada al termine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio di Stato. Il riferimento è dunque alla messa in stato d’accusa lanciata nei suoi confronti dal Movimento 5 Stelle, e al caos parlamentare innescato mercoledì con la cosiddetta “tagliola” voluta dalla presidente della Camera Boldrini per ottenere il via libera al decreto Imu-Bankitalia. Una forzatura sfociata poi nell’occupazione della commissione Affari costituzionali (dove era in discussione la proposta renziana sulla legge elettorale) da parte dei pentastellati e nell’abbandono dei lavori dell’Assemblea di Montecitorio, nel pomeriggio. Tutte mosse giudicate “demenziali” anche da chi in passato non è stato tenero con l’inquilino del Colle. «Le critiche a Napolitano noi non le abbiamo mai risparmiate, è protagonista di aver inventato due governi assolutamente dannosi, deleteri e devastanti per il paese, come la riforma Fornero», ha detto dai microfoni di Omnibus il segretario della Lega, Matteo Salvini, «una riforma frutto della regia del presidente Napolitano, riforma che proveremo ad abrogare tramite referendum. Nel merito della richiesta di impeachment, invece, non ritengo sia una priorità metterlo sotto accusa. Se si arrivasse al voto? La Lega voterebbe no». Anche Gaetano Quagliariello ha stigmatizzato il fuor d’opera del gruppo grillino. «L’impeachment è una iniziativa demenziale nei confronti di un uomo dal quale siamo andati con il cappello in mano per chiedergli di salvare le istituzioni perché il Parlamento non era in grado di esprimere un nuovo presidente della Repubblica», ha detto il ministro alfaniano con la delega alle riforme.

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