Nozze gay: c’è chi dice no e inizia a rompere il muro dell’ipocrisia buonista
Nonostante il tentativo di ipnotizzare – con l’aiuto della stampa “amica” – l’opinione pubblica sulla necessità di legalizzare le nozze gay, c’è chi dice no e rompe il falso buonismo ponendo questioni serie sulle conseguenze di una scelta del genere, quelle conseguenze negative che la sinistra nostrana tenta di nascondere in tutti i modi. In Italia è la voce della Chiesa a farsi sentire spesso, beccandosi una specie di messa in stato d’accusa da parte dei “politicamente corretti”. L’ultimo a reagire, in ordine cronologico, è stato il cardinale Angelo Bagnasco, che anche nel giorno dell’Epifania ha ribadito: «I bambini, che sono la società di domani, hanno bisogno di riferimenti certi, concreti e sicuri che soltanto papà e mamma, nella complementarietà dell’amore, possono offrire in modo completo al bambino. Questa è la nostra esperienza fondamentale. La Chiesa, il popolo cristiano e non solo, crede fermamente in questa immagine incomparabile della famiglia come grembo di vita e luogo della formazione». C’è chi dice no pure negli Usa, nonostante Obama. La Corte suprema degli Stati Uniti ha infatti sospeso temporaneamente i matrimoni gay nell’Utah. La decisione è stata assunta in attesa che la Corte d’Appello di Denver, Colorado, si pronunci sulla sentenza del giudice distrettuale che stabilisce l’incostituzionalità del bando delle nozze gay. Il magistrato Robert Shelby, infatti, il 20 dicembre scorso, aveva stabilito che il divieto ai matrimoni gay nello Utah violava i diritti costituzionali delle coppie dello stesso sesso. A portare la battaglia contro il matrimonio gay di fronte alla Corte Suprema è stato lo Stato dello Utah, a maggioranza mormona, dopo la sentenza del giudice Shelby che aveva fatto diventare legali le nozze gay in tutto il territorio dello stato. Adesso la Suprema Corte ne ha sancito la sospensione, ma sarà la corte d’appello del decimo Circuito a decidere definitivamente se considerare valido il pronunciamento di Shelby. Dalla data della sentenza circa 900 coppie si sono sposate in Utah, Stato che ha modificato la propria costituzione nel 2004 per vietare i matrimoni gay. E il fenomeno rischia di crescere a dismisura in pochissimo tempo. Una situazione che viene criticata dai sostenitori della famiglia tradizionale, preoccupati per le ripercussioni che le unioni gay potrebbero avere su giovanissimi e ragazzi.