Obama non gradisce la marcia dei diecimila contro l’aborto. Botta e risposta con il Vaticano

23 Gen 2014 11:15 - di Redazione

Erano oltre diecimila i pellegrini che martedì sera hanno partecipato, sfidando neve e gelo, alla veglia di preghiera al Santuario Nazionale dell’Immacolata a Washington, con una messa officiata dall’arcivescovo di Boston Sean O’Malley. Ogni 22 gennaio, i cattolici americani si riuniscono per ricordare la storica sentenza del 1973, quando la Corte Suprema legalizzò l’aborto in America. Una ferita ancora aperta per la Chiesa, Non è un caso che a celebrarla sia stato proprio O’Malley, il popolarissimo francescano di Boston che ha persino venduto gli immobili della curia cittadina per risarcire le vittime dei preti pedofili. Quello stesso O’Malley, che era dato tra i papabili nell’ultimo conclave e ritenuto in straordinaria sintonia umana oltreché intellettuale con Jorge Bergoglio, tanto da essere uno dei membri del gruppo degli otto cardinali incaricati da papa Francesco di riformare la Curia.  Una sintonia che è stata ribadita nel corso dell’omelia di Washington, quando ha ricordato che la legge che ha compiuto 41 anni, sia un chiaro esempio di quello che Papa Francesco ha definito «cultura dello scarto». «Eppure – ha aggiunto – la nostra società relega l’aborto a una questione di scelta personale, spesso negando persino il riconoscimento della dignità umana dei bambini non nati». A dar sostegno alla chiesa americana è arrivato in contemporanea il Tweet di Papa Francesco. «Mi unisco alla Marcia per la Vita a Washington con le mie preghiere. Possa Dio aiutarci a rispettare ogni forma di vita, in particolare i più vulnerabili». «Ogni donna deve avere il diritto di fare le proprie scelte sul suo corpo e la sua salute. Questo è il nostro principio guida», ha detto invece Barack Obama in una sorta di replica indiretta al Vaticano. Un botta e risposta a distanza e inatteso quello tra Obama e il Pontefice, che arriva all’indomani dell’annuncio ufficiale della visita del presidente americano in Vaticano, il prossimo 27 marzo. E che per la prima volta mette in evidenza un aspetto su cui i due leader, in piena sintonia sul fronte della lotta alle diseguaglianze, inevitabilmente divergono profondamente.

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