Scalfarotto come Robespierre: con la scusa dell’omofobia, la tirannide del politicamente corretto
Di tutto avrebbe bisogno l’Italia in questa fase meno che dividersi ideologicamente su questioni riguardanti la sfera privata delle persone. Accade invece che una sinistra frustrata dalla “vittoria mutilata” del 24 febbraio 2013 non trovi niente di meglio da fare che lanciare una vera e propria offensiva ideologica contro i princìpi naturali della famiglia e del matrimonio. È tale la frenesia di piddini, vendoliani e grillini di dire e fare “qualcosa di sinistra” che lorsignori innalzano con rinnovato entusiasmo i vessilli del politicamente scorretto più ottuso e irragionevole. Eccoci dunque alle campagne in favore del “matrimonio” gay , della legge sull’omofobia e ora anche della legalizzazione della cannabis. Si tratta di iniziative lanciate in nome di una versione distorta ed esasperata del concetto di “diritti”, che nasconde in realtà una visione intollerante (e potenzialmente totalitaria) dei rapporti umani e sociali. Non è ad esempio innocua l’idea posta alla base della legge Scalfarotto che dovrebbe contrastare l’omofobia, pulsione certo deprecabile, ma che non può in alcun modo offrire la scusa per una pericolosa estensione della nozione di reato di opinione. Ed è invece proprio quello risulta dalla lettura della bozza e della motivazione che l’accompagna. L’articolo 2 della proposta di legge prevede infatti la reclusione fino a un anno e sei mesi per chiunque, «in qualsiasi modo, incita a commettere» atti discriminatori, non solo per motivi di razzismo o di intolleranza religiosa, (come già previsto dalla Legge Mancino), ma anche in ragione dell’ «identità sessuale» , cioè dell’orientamento sessuale. Sostituendo il termine di «istigazione» con quello di «incitamento» Scalfarotto allarga di fatto il novero dei comportamenti punibili , determinando un inasprimento della legge. Siamo tutti d’accordo che il razzismo possa produrre reati odiosi, ma quello che desta stupore è che la maggiore severità richiesta viene giustificata con l’inserimento nella legislazione del reato di omofobia. E poi c’è quell’espressione, «in qualsiasi modo», che desta un po’ di allarme. Si potrebbe forse, un giorno, vedersi recapitato un invito a comparire dal giudice per il solo fatto di aver scritto un articolo, magari un po’ polemico, contro l’istituzione del “matrimonio” gay?
Fortunatamente c’è un parte della società italiana che non dorme e che non si fa intimidire dalle minacce e dall’intolleranza dei bardi del politicamente corretto. Una di queste espressione di vitalità viene dal Movimento della Vita, che ha annunciato una mobilitazione proprio contro la legge Scalfarotto. Sacrosante le motivazioni: la proposta di legge – scrivono gli organizzatori in una nota – non solo «offende la libertà di manifestare il pensiero sul piano culturale e antropologico, ma ancor più nega il significato specifico della sessualità umana, svilisce il matrimonio, indebolisce la famiglia, fino alla stessa negazione della sua peculiare natura e rilevanza sociale». Le energie politiche di un Paese in crisi sociale ed economica come l’Italia dovrebbero essere impiegate su altri obiettivi. Ma una pallida sinistra in crisi di identità le sta dirottando su binari morti. Che ne pensa il “cattolico” Renzi?