“Stop and go” allo show di Dieudonné: dopo la revoca del divieto del tribunale, il “niet” del Consiglio di Stato
Nella corsa contro il tempo che scandisce il percorso a ostacoli dello spettacolo Le Mur del comico di origine africana Dieudonné, le fasi legali inerenti la messa in scena – e il suo divieto – sembrano scandire il calendario delle rappresentazioni, più delle tappe del controverso tour. E al muro di no eretto contro lo spettacolo del discusso umorista che, dagli anni Novanta ad oggi, ha fatto della dissacrante messa alla berlina di malcostume e problematiche tipicamente francesi i suoi cavalli di battaglia, Dieudonné ha controbattuto annunciando ritorsioni legali e aprendo il campo a un ping pong infinito che, se da un lato inibisce il regolare svolgimento della pièce, dall’altro ne pubblicizza titolo e “rinnegato” interprete. E allora, prima è stata la volta del prefetto di Nantes – dove lo show era in programma stasera – pronto a calare il sipario per motivi di ordine pubblico. E in precedenza erano già stati colpiti da “censura” gli spettacoli previsti a Tours e a Bordeaux per fine gennaio.
Ma il comico, reo di scandalizzare la Francia a parole e gesti (è lui, tra l’altro, l’ideatore e divulgatore del gesto soprannominato quenelle, una sorta di saluto romano invertito, che negli ultimi tempi si è diffuso in maniera virale), non si è dato per vinto, opponendo da subito strenua resistenza contro l’establishment governativo d’oltralpe. Immediata, infatti, è arrivata la replica legale di Dieudonné, che si è detto disposto a portare in tribunale addirittura Manuel Valls, il ministro dell’Interno che gli ha dichiarato guerra alleandosi con i prefetti di Nantes, Tours, Orleans e Bordeaux, pronti a dire no all’umorista francese. No che ha ottenuto anche l’avallo – e il timbro istituzionale – del presidente della repubblica Hollande, che ha personalmente chiesto ai prefetti di essere «vigili e inflessibili» censori. Uno ad uno sono capitolati, così, i municipi che il calendario teatrale prevedeva di toccare, e di certo molti altri sindaci delle città interessate dal tour – con date previste fino a giugno – si apprestano a seguire lo stesso iter.
Contro questa massiccia offensiva che lo ha messo con le spalle al muro, il comico ha quindi dato mandato ai suoi legali di agire «immediatamente» contro tutti i divieti, ricordando che, in una quindicina di casi negli ultimi anni, gli avvocati sono riusciti a far annullare i provvedimenti in nome della libertà d’espressione. Nel frattempo, tra botta e risposte, la macchina processuale ha avanzato incessantemente, arrivando nel cuore di Nantes, dove il tribunale ha annullato il divieto dello spettacolo del comico accusato di antisemitismo, che stasera – proclamava la sentenza – sarebbe potuto andare in scena nella cittadina dell’ovest della Francia. I duellanti vanno così negli spogliatoi con un precario pareggio, che preconizza l’avvio di un’altra manches del ping pong messinscena sì, messinscena no. E infatti, mentre Dieudonné arriva a Nantes facendo anticipare dai suoi avvocati che, verdetto si o verdetto no, lui sarebbe andato in scena comunque questa sera, uno squadrone di gendarmeria viene mobilitato per garantire la sicurezza attorno al teatro Zenith di Nantes. Le truppe si schierano, e il generale, nello specifico il ministro dell’Interno Manuel Valls, rende noto e pianifica un ricorso «immediato» al Consiglio di stato, chiamato a discutere l’appello contro l’annullamento del divieto dello spettacolo di Dieudonné sancito oggi dal tribunale di Nantes. E il verdetto non tarda ad arrivare e a rimettere tutto in discussione: poco fa, infatti, il Consiglio di stato francese è tornato a vietare lo show, fresco di dissequestro giudiziario. Uno pari, pallina al centro: il ping pong continua…