Un’ex senatrice berlusconiana tra gli azionisti dell’Unità. E i redattori scendono sul piede di guerra
L’idea di avere tra i proprietari del loro quotidiano una ex senatrice di Forza Italia non è andata giù ai giornalisti dell’Unità, che per ora hanno sospeso lo sciopero indetto per oggi. Saperlo dal giornale concorrente a sinistra (Il Fatto quotidiano) è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non potevano immaginare che nel pacchetto azionario del giornale (per quasi il 14 per cento) potesse spuntare, così come rivela il giornale di Padellaro e Travaglio, Maria Claudia Ioannucci, eletta in Forza Italia nell’anno della discesa in campo di Silvio Berlusconi, successivamente diventata vicepresidente dei senatori azzurri, attualmente consigliere d’amministrazione di Poste Italiane. E, cosa ancora più grave, considerata molto vicina al faccendiere Valter Lavitola. Da parte sua, l’ex parlamentare berlusconiana ha giustificato il suo ingresso nel nome della libertà di stampa: «Ogni giornale in difficoltà o che rischia di morire significa una ferita per la democrazia. L’iniziativa è nata dalla volontà di salvare un pezzo di democrazia. Penso che si sia fatto fuorviare dall’articolo del Fatto Quotidiano. Credo fortemente che ogni giornale abbia una sua linea politica. Proprio per questo vanno salvati tutti i giornali perché ci devono essere tante voci». Una spiegazione che non ha tranquillizzato i redattori del quotidiano che è stato organo del Pci, Pds, Ds, e ora è giornale di riferimento del Pd. «In gioco, è un bene non negoziabile: le idee, i principi, i valori che appartengono all’Unità. Tutelare questo patrimonio è per noi il modo migliore per celebrare, tra poche settimane, il novantesimo del vostro e nostro giornale». Da parte della proprietà dell’Unità, al 50 per cento di proprietà dell’editore Matteo Fago, si annunciano azioni legali contro Il Fatto. «È del tutto inaccettabile il titolo che fate “L’Unità da Gramsci a Lavitola” perché non esiste alcuna ipotesi di un passaggio del controllo della società a Lavitola o ad altri. Per vostra informazione né l’Unità né il sottoscritto hanno mai avuto a che fare con Valter Lavitola come da voi insinuato. Vi diffido pertanto dal fare ulteriori accostamenti, seppur indiretti, tra la mia persona e vicende che sono a me del tutto estranee, riservandomi di procedere per le vie legali per tutelare la mia onorabilità per quanto da voi pubblicato». Non meno dura la smentita dell’amministratore della società editrice, la Nie, Fabrizio Meli. «È l’ennesima provocazione del Fatto Quotidiano, interessato non certo alla purezza dell’azionariato de l’Unità bensì a portare discredito a un giornale concorrente. Operazione tanto più odiosa in quanto portata avanti da quanti con ruoli diversi, direttore, vicedirettore, editorialisti vari e manager, hanno lavorato per anni proprio per l’Unità, percependo stipendi assai elevati e lasciando deficit altrettanto elevati e questo quando i tanto dal Fatto stesso oggi vituperati contributi pubblici erano pari al doppio di quelli attuali” e conclude, “[e’] opportuno ricordare che gli stessi Antonio Padellaro […] e l’ex senatore Furio Colombo sono ancora oggi presenti con una quota nell’azionariato» del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Insomma, una resa dei conti, che non vede fine.