Addio a Stracquadanio, il falco berlusconiano che magnificò il predellino e bastonò i traditori

1 Feb 2014 12:25 - di Redattore 92

«Un avversario intelligente e che sapeva sorridere. Lo rimpiangerò» (Gad Lerner). «L’ho avuto ospite tante volte, non ero quasi mai d’accordo ma ne stimavo la combattività e la dialettica» (Andrea Vianello). «Mi mancheranno molto le litigate e vivaci discussioni con Giorgio Stracquadanio la sua genuina passione per la politica rimane un esempio». (David Parenzo). Nei “coccodrilli” su Twitter dei giornalisi che non lo avevano amato c’è il ritratto più autentico dell’ex parlamentare di Forza Italia e del Pdl, morto venerdì sera all’ospedale Humanitas di Milano. Nato nel capoluogo lombardo 54 anni fa, era malato di cancro al polmone. Celebrato come il massimo esponente dei falchi berlusconiani, nella scorsa legislatura si era scatenato nelle sue battaglie dialettiche contro i “traditori” Fini e Casini, ma poi era  passato alle ultime elezioni proprio con loro assieme ad altri ex fedelissimi del Cav (Gaetano Pecorella e Isabella Bertolini) in Scelta Civica di Mario Monti. Parabola singolare, di «un vero liberale», come lo ha definito nel suo tweet di condoglianze, Giuseppe Cruciani, il conduttore de La Zanzara di Radio 24, che lo aveva spesso ospite.
Stracquadanio, una attività politica iniziata negli anni Ottanta con il Partito radicale, era entrato in Forza Italia dalla sua fondazione ed era divenuto popolarissimo nei talk show per la sue verve polemica: aveva duellato con tutti, da sinistra a destra. Soprattutto a destra. Chi non praticava l’ortodossia berlusconina diventava un nemico da additare al pubblico ludibrio. Se l’era presa pure contro il Secolo che aveva dato spazio a un intervento di Alberto Asor Rosa contro il Cavaliere. «Ci stanno abituando al peggio del politically correct – aveva scritto sul suo sito Il Predellino – fare shopping di idee à la page per apparire moderni e dialoganti. Non sanno che è uno degli intellettuali di sinistra più velenosi? Oggi il nemico è Berlusconi, ieri erano Craxi e la Dc e i fascisti che, carogne, dovevano restare nelle fogne». Nella furia di dare patenti di purezza berlusconiana, alla fine l’aveva tolta persino al suo leader. In un’intervista del luglio del 2012, al Corriere della Sera che gli chiedeva conto del voltafaccia, replicava stizzito: «Io Berlusconi lo conosco dal 1993… e… sono anche andato a rivedermi un po’ di filmati, me lo sono rivisto sul palco di certe convention, l’ho riascoltato… e… beh, le dico che… Sono due Berlusconi diversi! Nessuno può dire che siano la stessa persona». Talmente fedele a Berlusconi da lasciarlo. Era anche questo il paradosso di Stracquadanio. «Se anche in quest’ultimo periodo le strade politiche ci hanno visti lontani – ha scritto in una nota Forza Italia – tutti ricordiamo lo straordinario entusiasmo, la grande preparazione e la passione che ha sempre animato Giorgio, persona che proprio per il suo carattere si è sempre fatta amare e che adesso piangiamo».

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