E Renzi diventò “l’uomo che sussurrava bufale ai cavalli”

24 Feb 2014 18:38 - di Francesco Signoretta

Ai posteri l’ardua sentenza, ma Renzi è già oggetto di ironia sul web, un po’ la sorte che è capitata a chiunque, nel bene o nel male, non è passato inosservato, dallo smacchiatore di giaguari al Cavaliere mascarato. Difficile che farà cucù alla Merkel, un gesto molto apprezzato da chi non sopportava la leader tedesca, ma occorre accontentarsi. Per adesso, il nuovo premier si è caratterizzato per le sue amorevoli bugie, che sono più famose dei suoi programmi di governo. Impazzano sulle pagine facebook le caricature, dal “preferisco don Matteo” a quella in cui viene invitato a rifare il concorrente dei quiz televisivi, “ora partecipa all’Eredità”. Ma soprattutto si moltiplicano le vignette sull’uomo che manteneva le promesse o l’uomo che sussurrava bufale ai cavalli. Il prontuario delle sue bugie (sempre amorevoli, s’intende) è bell’e pronto: si va dal famoso «Non andrò mai al governo senza passare per le elezioni» al cortese «Non farò le scarpe a Letta». E infatti è diventato premier senza il ricorso alle urne ed è sufficiente vedere la foto di Letta durante il passaggio di consegne per capire cosa pensa di Renzi e che la pugnalata c’è stata, eccome. Campeggiano anche altre due frasi, «Stop ad Alfano nella squadra di governo» (Alfano è ridiventato ministro) e «mai più larghe intese» (il nuovo governo è formato dal Pd con il Nuovo centrodestra). Il problema è che ironici – e spesso arrabbiati – sono anche i commenti. A sinistra ironizzano, «Matteo è il figlio segreto di Berlusconi», mentre a destra ci tengono ad aggiungere un’altra bugia all’elenco: «Renzi aveva promesso meno tasse e parte tassando i risparmi degli italiani». Poi c’è chi fa una battuta amara – «I suoi due dentoni dimostrano che è un roditore» – e chi vede una somiglianza con il conduttore televisivo Giovanni Muciaccia. In molti si dichiarano d’accordo con i giudizi dati da Forza Italia e Fratelli d’Italia, «in Senato ha fatto un discorso da bar» e «il governo è un minestrone indigesto». Si ha la sensazione che i posteri la sentenza l’abbiano già data.

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