Gli “okkupanti” del Teatro Valle ora scrivono a Marino: vogliono condonare l’esproprio proletario
Con il sindaco Alemanno la farsa del teatro occupato per manifestare i valori della Resistenza antifascista (senza pagare una lira di Siae) era rimasta in cartelone per un po’ di tempo. Con Ignazio Marino sulla poltrona di sindaco ormai da nove mesi, gli “okkupanti” del teatro Valle si sono resi conto che la commedia non poteva reggere ancora a lungo. Forse anche per questo (ma soprattutto per quell’irruzione della Digos che avrebbe fatto gridare all’intidimazione fascista se fosse arrivata sotto il sindaco Alemanno) gli occupanti si sono finalmente decisi: hanno preso carta e penna e hanno scritto a Ignazio Marino. Una lettera aperta al sindaco di Roma, Ignazio Marino e al ministro dei Beni Culturali Massimo Bray (si poteva fare lo stesso inviandola ad Alemanno e a Bondi) per chiedere un incontro ufficiale.Una lettera un po’ Totò, Peppino e la Malafemmena, un po’ supplica a Savonarola di Troisi e Benigni in Non ci resta che piangere. Dopo la visita della Digos, avvertiamo un preoccupante cambiamento di clima in questa città.
«Dal 17 settembre, giorno di costituzione della Fondazione Teatro Valle Bene Comune, chiediamo un confronto con le istituzioni e l’apertura di un percorso pubblico e partecipato che porti al riconoscimento dello statuto speciale dei Beni Comuni», pertanto si chiede un incontro con l’amministrazione capitolina per avere «un confronto sulle prospettive future di questo percorso». Tradotto in soldoni, gli okkupanti illegali, chiedono una soluzione all’italiana, più da piccolo borghesi che da rivoluzionari. Una sorta di condono da parte del Comune che lasci l’uso e la gestione del teatro. Un tentativo di passare dall’occupazione militaresca alla regolarizzazione di un’illegalità che va avanti da quasi tre anni, contando probabilmente sulla compiacenza della giunta di centrosinistra capitolina. Eppure dal 14 giugno 2011 quella che si proclama «comunità di artisti e cittadini» tiene in ostaggio lo storico teatro nel cuore di Roma, gioiello del Settecento dove, fra i molti, debuttarono anche i Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello. Loro preferiscono dire «prendersi cura» e citare nei 27 mesi di occupazione, 2000 artisti ospitati, 52 spettacoli teatrali, 18 permanenze artistiche, 50 concerti, oltre 2.800 ore di formazione, infinite visite guidate, un esercito di followers sul web e soprattutto 5.300 soci fondatori e 143 mila euro raccolti. Appunto gli euro sono tra la materia del contendere, perché l’illegalità è la regola. Quindi nessun versamento alla Siae, nessuna somma versata alle istituzioni cittadine. Una occupazione abusiva che ha creato, secondo le stime dell’ex presidente della Commissione cultura del Campidoglio, Federico Mollicone, un danno per l’amministrazione capitolina di oltre un milione di euro. Proprio Mollicone e Fratelli d’Italia hanno chiesto da tempo al sindaco Marino lo sgombero degli occupanti e l’avvio di un bando pubblico aperto a tutti per restituire il teatro ai romani. Improbabile che accada. Più probabile che si trasformi in una tribuna politica permanente per l’estrema sinistra. Tanto per capire l’aria che tira, venerdì sul palco del Teatro Valle arriva Alexis Tsipras. Un cantante? Un attore? Un interprete teatrale? Macchè. È il capolista greco di una lista di sinistra per le politiche europee di maggio. In Italia è sponsorizzato dalla solita compagnia di giro radical chic: Andrea Camilleri, Paolo Flores D’Arcais, Barbara Spinelli, rivista Micromega e Popolo viola. Tutti rigorosamente antifascisti militanti e antiberlusconiani. Più che uno spettacolo teatrale, la solita farsa.