«Ha evaso le tasse per milioni di euro». Bufera sulla leader delle femministe tedesche
È l’icona delle donne di sinistra in Germania, la decana delle femministe, l’eroina del ’68 tedesco. Ma anche lei, Alice Schwarzer, è scivolata sulla buccia di banana più borghese che ci possa essere. Le tasse. A rivelarlo per primo è stato il magazine Spiegel, e oggi la fondatrice della rivista Emma, 71 anni, da 40 anni accanita e celeberrima sostenitrice dei diritti delle donne, domina le prime pagine dei giornali per centinaia di migliaia di euro sottratti al fisco tedesco. È stata la stessa Schwarzer ad ammettere tutto, dopo essersi autodenunciata negli anni scorsi (il caso è però venuto alla luce solo adesso): «Ho avuto un conto in Svizzera, è stato un errore, e di questo mi dispiace dal profondo del cuore», ha detto. «Per gli ultimi dieci anni – ha raccontato – ho ripagato 200 mila euro, più gli interessi». Il conto fu aperto dagli anni ’80, spiega oggi Bild: «Si tratta di un patrimonio di 2,4 milioni di euro», aggiunge e «danni per il fisco tedesco: diverse centinaia di migliaia di euro».
Schwarzer, 71 anni, fieramente nubile e senza prole, in politica è stata intellettuale militante del Spd per poi lasciarsi sedurre politicamente dalla leader Cdu Angela Merkel, per il lavoro fatto in favore dell’emancipazione della donna tedesca. Celeberrime le sue battaglie contro i “maschi”. Da quelle contro le copertine “maschiliste” del settimanale Stern, troppo incentrate sul corpo femminile, alla guerra ideologica contro il Viagra. Serve solo a «incoraggiare il narcisismo maschile» inducendo «qualsiasi mozzarella a credersi un Tarzan», aveva scritto sul suo settimanale la Schwarzer. La veterana delle battaglie per le donne era stata protagonista anche di una disputa giudiziaria con il fotografo americano Helmut Newton, definito dalla Schwarzer un «fascista maschilista» per i suoi ritratti di donne nude e sottomesse. Ora la figuraccia sulle tasse: un comprtamento in questo senso, identico a quello di tanti maschi. Il nome della Schwarzer si aggiunge infatti alla lista dei grandi evasori tedeschi come il presidente del Bayer Monaco Uli Hoeness, e l’ex editore dello Zeit Theo Sommer. Nel 2013, proprio a seguito del caso esploso attorno alla frode fiscale commessa da Hoeness in Germania si è registrato un boom di autodenunce da parte di contribuenti tedeschi che hanno confessato di avere dei conti all’estero per evitare sanzioni.