In Ucraina bagno di sangue, si muovono la Nato e la Ue. E Ianukovich decide di trattare

20 Feb 2014 13:00 - di Redazione

E ora si muove la Nato e la Ue. L’Ucraina rischia l’isolamento internazionale. Sono ore febbrili nelle cancellerie di tutto il mondo per cercare di arrestare l’ondata di violenza che sta scuotendo il Paese e che continua a mietere vittime. Il numero dei morti è salito da 26 a 28, mentre 287 feriti sono ancora in ospedale e, fra questi, vi sono anche quattro giovani di meno di 18 anni e due cittadini stranieri. La Nato alza la voce. Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen avverte il governo di Kiev che il tempo è scaduto: «invito fortemente il governo ucraino ad astenersi da ulteriore violenza. Se i militari interverranno contro l’opposizione, i legami con la Nato saranno seriamente danneggiati». Un messaggio che va di pari passo con il gesto di rottura degli Stati Uniti: Washington ha deciso di porre 20 alti funzionari ucraini, ritenuti responsabili di aver svolto un ruolo nelle violenze degli ultimi giorni a Kiev e dei quali il Dipartimento di Stato Usa non ha voluto rivelare i nomi, in una black list di persone non gradite negli Stati Uniti e alle quali, dunque, non viene rilasciato il visto di ingresso.
«La lista – ha spiegato un alto funzionario del Dipartimento di Stato senza entrare nei dettagli – oggi include l’intera catena di commando responsabile di aver ordinato la violenza della notte scorsa». Ma è solo l’inizio. Se le violenze continueranno, ha avvertito la stessa fonte, gli Stati Uniti, assieme all’Unione Europea, imporranno sanzioni ad alti funzionari ucraini «in un modo ben più ampio e profondo».
E poco dopo è arrivato anche l’altolà della Ue: «Dirò che bisogna fermare la violenza, che è evidentemente inaccettabile, e che ci apprestiamo questo pomeriggio ad adottare sanzioni contro i responsabili della violenza», ha annunciato il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius poco prima di essere ricevuto dal presidente ucraino Viktor Ianukovich a Kiev. Gli incontri che i ministri degli Esteri francese, tedesco e polacco avevano in programma con il presidente ucraino erano stati inizialmente annullati «per motivi di sicurezza», perché «non ci sono più luoghi sicuri nel centro di Kiev». Ma, successivamente,   l’incontro si è tenuto e, al termine, il presidente ucraino Viktor Ianukovich ha annunciato una «tregua» per «fermare il bagno di sangue» e la ripresa dei colloqui con l’opposizione «e stabilizzare la situazione».
La tregua che nelle ultime ore sembrava aver tenuto miracolosamente annunciata ieri sera da Ianukovich è stata rotta stamattina quando sono ripresi i combattimenti tra polizia e manifestanti antigovernativi nel centro di Kiev.
Gli insorti hanno costretto gli agenti delle forze speciali ucraine ad arretrare abbandonando le posizioni conquistate in Maidan, la piazza centrale di Kiev. E, secondo il Kyiv Post, si sentono in continuazione colpi di arma da fuoco, e continua anche il lancio di molotov. Un mezzo della polizia è stato dato alle fiamme, e i dimostranti si sono riversati in negozi e magazzini vuoti che affacciano sulla piazza occupandoli. Gli insorti ucraini hanno fatto prigionieri una cinquantina di poliziotti e li hanno portati in un edificio occupato vicino al municipio di Kiev facendoli passare attraverso un corridoio umano di dimostranti antigovernativi mentre un cecchino degli insorti antigovernativi ha sparato sulla polizia dall’edificio del conservatorio di Kiev che si affaccia su piazza Maidan, il cuore della protesta, e ha già ferito più di 20 agenti. Deputati e impiegati sono stati fatti  evacuare dal palazzo della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, per motivi di sicurezza e la tensione sta aumentando di minuto e in minuto mentre il numero delle vittime cresce oscillando fra le stime dei medici in servizio nelle strade – almeno altri sette insorti sarebbero morti stamattina – e i giornalisti del Kyiv Post che affermano di aver contato almeno 30 cadaveri.

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