La lunga vacanza di Casini è finita: torna a casa, ma non spiega perché. Eppure aveva sognato il terzo polo…

5 Feb 2014 11:01 - di Gennaro Malgieri

E così, dopo la lunga “vacanza”, Pier Ferdinando Casini torna a casa. Una casa diroccata, grazie anche a lui. L’organico centrodestra, infatti, che abbandonò nel 2008, non esiste più. E la sua presenza è sgradita a molti in Forza Italia, vista con sospetto dal Ncd di Alfano, per niente digerita dalla Lega e perfino nell’Udc dovranno riunirsi a congresso per decidere se dare corso all’annuncio del leader.

I suoi sodali, a dire la verità, sono quelli che più temono l’ennesima giravolta di Casini. Li ha fatti rompere con Berlusconi nel 2008, li ha illusi con il “Partito della nazione” mai visto, li ha lanciati in un’alleanza a dir poco scombinata con Fini e Rutelli in vista di un Terzo Polo che è non è mai nato, li ha fatti confluire con Monti che gli ha succhiato il sangue ed ha perfino deciso sulle loro candidature. Adesso, al culmine della disperazione, intende riportarli dal Cavaliere il quale li aspetta “a braccia aperte”, ma senza condizioni e a patto che riconoscano la sua leadership senza se  e senza ma. Il che vuol dire che un cantuccio glielo troverà, magari non in Parlamento, poiché non supererebbero la soglia di sbarramento vigente la legge elettorale in via di approvazione. Portatori d’acqua, dunque, ma privi di seggi. Una ben misera fine per chi aveva scommesso sull’autonomia e si ritrova ad elemosinare briciole di considerazione.

Naturalmente Alfano è stato altrettanto chiaro: se Casini vuol venire con noi siamo disposti ad accoglierlo, ma nelle nostre liste naturalmente, ha fatto sapere con molta chiarezza. Il leader di Ncd, infatti, è consapevole  che anche quei due punti percentuali (sempre che gli elettori dell’Udc non gli voltino definitivamente le spalle) sono utili per superare lo sbarramento alle politiche e per mandare in Europa tre o quattro  deputati. Insomma, Casini si vota a fare da stampella ad un’aggregazione piuttosto malmessa nella quale non sarà certo lui a dare le carte. Prendendosi oltretutto gli scherni di Mario Mauro che aveva scommesso con lui su un ben altro esito dell’avventura centrista.

Ci si chiede: ne valeva la pena? Non sarebbe stato meglio  allearsi con Berlusconi, che non significava confluire nel Pdl, piuttosto che tentare la corsa in solitaria verso approdi utopistici? E poi perché diventare più “montiano” di Monti ben sapendo che ne sarebbe stato fagocitato? Adesso, Casini crede davvero che il ripensamento verrà apprezzato? In vent’anni passare dalla Dc al Ccd, all’Udc, al Terzo Polo, a Scelta civica; dall’alleanza con Berlusconi all’antiberlusconismo più forsennato finendo per immaginare una sorta di Cnl per liberare l’Italia dal Cavaliere (ricordate quelle tremende parole?) per poi ritornare all’ovile, sembra davvero troppo a chiunque. E gli stessi compagni di partito sono a dir poco perplessi, infatti.

Oltretutto, Casini non ha avuto neppure la compiacenza di spiegare la sua ennesima giravolta, limitandosi da prendere atto che al bipolarismo (chiamiamolo ancora così, mentre in realtà si stabilizza il tripolarismo) non c’è alternativa. Complimenti per la sincerità, ma non ci sembra sufficiente a rendere credibile politicamente un’operazione che ha tutte le caratteristiche della strumentalità e dell’opportunismo.

 

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