La stampa indiana contro New Delhi: «Sul caso dei marò il governo ha sbagliato tutto»
Qualcosa si muove nell’opinione pubblica indiana, in attesa che lunedì la Corte suprema si riunisca nuovamente – e, si spera, si pronunci – sul caso dei due marò. Nell’edizione di oggi, l’Hindunistan Times, terzo giornale per diffusione tra quelli in lingua inglese, critica fortemente la condotta del governo indiano, definendo ciò che è successonei due anni dall’incidente della Enrica Lexie «un esempio accademico di come non si deve gestire un caso simile». In un commento dal significativo titolo «Completamente in alto mare su questo», e con un altrettanto esplicito sottotitolo, «Il governo centrale ha titubato e annaspato sul caso e lo ha prolungato a detrimento dell’India», il quotidiano ribadisce che «vi sono pochi dubbi che l’India abbia gestito la vicenda in modo maldestro». Un esempio, è spiegato nell’articolo, «è stato quello di aver dato all’Italia l’assicurazione che la pena di morte non sarebbe stata applicata, senza tenere conto che se poi si cerca di formulare i capi di accusa in base a una legge anti-pirateria, spetterà al Tribunale decidere se applicare o meno la pena massima». L’indecisione del governo, conclude l’HT, «ha portato a una impasse diplomatica che ha spinto anche l’Unione europea a manifestare preoccupazione». «Nulla di più di un processo rapido è quello che desiderano le parti coinvolte in questo caso. Ma per il momento l’India sembra essere completamente in alto mare». Secondo gran parte degli osservatori a pesare è anche la situazione politica, diventata più delicata in vista delle elezioni legislative di maggio. Per lunedì la Corte suprema attende una risposta scritta del governo sull’applicabilità o meno del famigerato Sua Act, la legge anti-pirateria che contempla la pena di morte come unica condanna in caso di uccisione di indiani. L’esecutivo, su cui già grava la colpa degli infiniti rinvii, però, a questo punto potrebbe decidere di posticipare ulteriormente le decisioni, passando la pratica al prossimo governo. Uno scenario plausibile, alla luce di come sono andate le cose finora, ma che ormai rischia di avere dei contraccolpi diplomatici molto forti. La controffensiva italiana, infatti, inizia a dare i primi risultati e oggi la sorte di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre è stata anche tra gli argomenti affrontati ad Atene, nel corso di una riunione preparatoria della Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di difesa dell’Ue. «Una tempestiva soluzione nel pieno rispetto del diritto internazionale e dei diritti fondamentali dei due militari italiani, affinché essi siano al più presto restituiti alle loro famiglie», è stato l’auspicio espresso dagli eurodeputati di diversi Paesi, fra i quali l’Italia è rappresentata dal presidente della commissione Difesa della Camera, Elio Vito. I parlamentari hanno sottolineato come sia «inaccettabile che militari in servizio possano essere accusati ai sensi della normativa anti-terrorismo e anti-pirateria» e, dunque, hanno espresso «viva indignazione» per quanto sta accadendo.