L’ultima trovata di Ignazio Marino: la cannabis in capsule…
Dieci ne dice ceto ne fa, anzi ne spara. Ignazio Marino trova sempre il modo di creare sconcerto tra i cittadini di Roma, i cui problemi elude sistematicamente, come quello della scandalosa gestione della raccolta delle immondizie, con i maiali che grufolano beati tra i cassonetti. L’ultima trovata riguarda le droghe cosiddette “leggere”; diciamo “cosiddette” perché tutti i tipi di droga fanno comunque male, con buona pace di quello che pensano i giudici della Consulta. Non ha neanche atteso le motivazioni della recente sentenza contro la Fini-Giovanardi, che il sindaco ha subito lanciato la sua “idea meravigliosa”: liberalizzare la vendita degli spinelli. Ecco che cosa ha detto a margine di un’iniziativa in Campidoglio: «Bisogna attendere almeno 18 mesi ma bisogna valutare quello che stanno facendo in Colorado e nello Stato di Washington. Si tratta di un esperimento sociale e sanitario molto interessante quello di liberalizzare la vendita di prodotti derivati dalla cannabis. Oltretutto in quei due Stati americani vendono cannabis in capsule come per la sigaretta elettrica in modo da eliminare i rischi della combustione». Con la cannabis in capsule, Marino fa sua l’ultima stravaganza della stolida filosofia della “limitazione del danno”, un’idea rovinosa da un punto di vista sociale oltre che una vera e propria aberrazione morale. Anni e anni di lotta contro la tossicodipendenza rischiano di andare in fumo, come testimonia la protesta contro la sentenza della Corte costituzionale da parte delle comunità terapeutiche. Altro disastro è l’ulteriore diffusione della tossicodipendenza. E ciò per effetto della liceità del consumo di droga che la caduta del principio proibizionista inevitabilmente comporta. Ma di tutto ciò Marino non si cura. Al sindaco importa lanciare un po’ di fumo negli occhi dei cittadini (e nella mente dei ragazzi) con i solito ideologismo di terz’ordine.