Matrimoni gay, Hollande si ferma improvvisamente. E le opposizioni gridano alla vittoria
Il progetto di legge sulla famiglia è rinviato a tempo indeterminato. Ufficialmente lo è per un «calendario parlamentare troppo denso», ma la marcia indietro annunciata dal governo francese è una «vittoria» per tutti gli oppositori alla politica familiare di François Hollande. E in particolare per la Manif pour Tous, l’associazione che ha già promosso nei mesi scorsi la lotta contro il matrimonio gay e ha chiamato ancora a manifestare contro la procreazione assistita per le coppie lesbiche e le “madri in affitto”. «I lavori di preparazione del testo continueranno», è stato precisato dal governo, ma il progetto di legge non sarà presentato nel 2014. Sarebbe invece dovuto arrivare in Consiglio dei ministri ad aprile, per un dibattito in Parlamento nella seconda metà dell’anno. Nel frattempo il governo ha sollecitato sul testo il parere del Comitato etico nazionale, che arriverà solo dopo le elezioni europee. «È una vittoria perché ciò che il progetto di legge prevedeva era contrario all’interesse del bambino e della famiglia», ha commentato la presidente della Manif pour Tous, Ludovine de la Rochere. Decine di migliaia di persone avevano risposto domenica alla convocazione del movimento conservatore. Un enorme corteo, con tante famiglie, coppie di pensionati, alcuni religiosi, anche persone di fede musulmana, solidali ai valori tradizionali della famiglia. La Manif pour Tous ha ricevuto i complimenti ironici del leader dell’estrema sinistra, Jean-Luc Melenchon. «La sinistra è ripudiata», ha detto il leader del Front de Gauche, lanciando un appello a «elezioni che infliggano alle liste di governo una severa punizione». Una delle misure principali della riforma prevedeva di riconoscere il ruolo dei patrigni e delle matrigne nelle famiglie ricomposte. Ma il tema esplosivo riguarda l’eventuale estensione del diritto alla procreazione assistita per le coppie di donne omosessuali, una misura (come del resto quella sulla maternità surrogata) che in realtà non figurava nel progetto di legge. Ma che, voluta dalla ministra della Famiglia, Dominique Bertinotti, e da una parte di socialisti, divide profondamente la maggioranza. La spaccatura era stata sancita stamane dal ministro dell’Interno, Manuel Valls, che per smorzare le polemiche aveva fatto sapere che il governo avrebbe respinto ogni eventuale emendamento sui due temi controversi.