Ora tutti parlano dei marò. E La Russa cita Almirante: «Quando le tue verità…»
All’indomani della citazione nel discorso al Senato, Matteo Renzi ha compiuto un altro gesto forte nei confronti dei marò: alla Camera ha incontrato Vania Girone e Paola Moschetti, rispettivamente la moglie e la compagna di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. L’incontro
è avvenuto dopo un colloquio tra le due donne e il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, e quello della Difesa, Roberta Pinotti, la quale ha anche annunciato che solleverà la questione dei due fucilieri alla ministeriale Nato, che si terrà domani e giovedì. Le due esponenti dell’esecutivo «hanno espresso la determinazione di tutto il governo a fare tutto il possibile per riportare in Italia i due fucilieri di Marina», mentre le compagne dei marò, sottolineando la «soddisfazione per il loro pieno, immediato coinvolgimento nella gestione di questa delicata fase», hanno auspicato «da parte di chi rappresenta le istituzioni, e le ha rappresentate in questi anni, un atteggiamento di responsabilità e un messaggio forte e univoco volto non a sterili e controproducenti polemiche, ma unicamente alla soluzione positiva della vicenda». Cosa si debba intendere per “soluzione positiva” l’ha spiegato lo stesso capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, a argine dell’inaugurazione della mostra fotografica sul Corpo, “Non v’è timone senza nocchiere”. «L’auspicio è che vengano restituiti all’Italia con tutti gli onori del caso e nel più breve tempo possibile», ha detto, dedicando la rassegna «a Salvatore e Massimiliano e alle loro famiglie». Lo stesso obiettivo è stato ribadito anche dall’inviato speciale del governo Staffan de Mistura, che ha ricordato che i due marò sono «militari italiani, militari europei e, se dovessero essere mai un giorno giudicati, vanno giudicati in Italia. Comunque sia, devono tornare in Italia. Su questo credo che questo governo, come i governi precedenti, non mollerà mai». Al di là delle parole, però, l’obiettivo ad oggi appare di là dall’essere centrato e, anzi, va incontro a una insidia in più: il rischio di un indebolimento del supporto internazionale, dopo che l’India ha deciso di non ricorrere al Sua Act, la legge anti-terrorismo che prevede la pena di morte. A lanciare l’allarme è stato l’ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel corso di un’intervista a Sky Tg24. «Per quanto mi riguarda sono in una posizione di attesa: voglio capire se davvero il governo Renzi farà quello che finora non è stato fatto dagli esecutivi Monti e Letta», ha detto il presidente di Fratelli d’Italia, spiegando che «mentre ora finalmente tutti ne parlano, tutti ricevono le consorti e telefonano ai marò io da alcuni giorni su questa vicenda sto zitto. Diceva Almirante che quando le tue verità appaiono sulle bocche degli altri è il momento di gioire». «Però attenzione, il problema – è stato l’avvertimento – non è risolto e non vorrei che adesso gioissimo perché forse la pena di morte è scongiurata e magari ci accontentiamo per loro di un processo che può dargli l’ergastolo o 10 anni di carcere». «L’imperativo categorico è far tornare in Italia Salvatore Girone e Massimiliano Latorre», ha ribadito con forza La Russa, mentre è stato un altro esponente di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli, a sottolineare che «ora è necessario formalizzare subito la controversia internazionale nelle sedi competenti, disconoscendo la giurisdizione indiana accettata inopinatamente e illegalmente dal governo Monti».