«Usciamo dalle missioni se condannano i marò»: ma il Senato boccia la proposta
Lo hanno proposto un po’ tutti, di uscire dalle missioni se non avessero liberato i due marò, ma alla prova dei fatti… Il Senato ha bocciato, con 148 voti contrari e 92 a favore, l’emendamento al dl missioni internazionali presentato da Augusto Minzolini (Forza Italia) nel quale si chiedeva che «in caso di condanna per terrorismo o omicidio colposo dei due marò, sarebbe venuta meno la partecipazione italiana all’operazione Atlanta e Ocean Shield» per il contrasto alla pirateria marittima. Minzolini aveva presentato due emendamenti che prevedevano la sospensione della partecipazione italiana alle missioni antipirateria fino alla definizione del contenzioso riguardante la vicenda dei marò. Su questi emendamenti, poi ritirati dal proponente, si era sviluppato un dibattito sulla vicenda dei fucilieri di Marina con la preoccupazione della maggioranza che il voto avrebbe spaccato il Senato su un tema così delicato. Minzolini ha mantenuto, invece l’emendamento che prevedeva, in caso di condanna per terrorismo o per omicidio dei due fucilieri, il venir meno della partecipazione italiana alla missione europea Atlanta e alla missione Nato contro la pirateria. A favore dell’emendamento, sulla cui ammissibilità il Presidente di turno Calderoli aveva espresso perplessità, hanno votato Lega Nord, M5S e FI, gli altri gruppi hanno votato contro. Il relatore Pierferdinando Casini ha segnalato che la mancata partecipazione alle missioni colpirebbe gli interessi degli armatori italiani. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ha accolto sul tema dei marò un ordine del giorno di Calderoli, ha spiegato la sua contrarietà all’emendamento Minzolini con il fatto che un simile emendamento «potrebbe far venir meno l’appoggio internazionale». Deluso Minzolini: «La decisione di governo e maggioranza di non accogliere il mio emendamento dimostra che il nostro Paese continua in una logica inerziale», ha commentato infatti il senatore di Fi, sottolineando come «dopo due anni si va avanti con comportamenti più attenti alle logiche degli azzeccagarbugli di New Delhi ( condizionati dalle elezioni indiane), che non da un’iniziativa politica decisa e a tutto campo sia nei confronti del governo indiano, sia delle organizzazioni internazionali di cui facciamo parte da cui esigiamo solidarietà. A volte credo che nel lessico del nostro Palazzo, della nostra diplomazia, del nostro governo, il termine responsabilità – osserva Minzolini – sia, appunto, sinonimo di inerzia. E questo stride anche con i discorsi e i tempi che il nuovo premier, Matteo Renzi,si propone. Anche le motivazioni con cui governo e maggioranza non hanno accolto l’emendamento non stanno in piedi. Insomma, uno spreco di parole e di intelligenza per un parlamento condannato all’immobilismo e all’impotenza. Cominciò a pensare che il tempo di Renzi sia uguale a quello di Letta». Per il collega di Minzolin Pierantonio Zanettin, «si è persa l’ennesima occasione per lanciare un segnale forte e risoluto alla comunità internazionale».