Al via le sanzioni europee contro la Russia. Mosca rilancia e incassa il sostegno di Gorbaciov
Non si è fatta attendere la risposta europea al referendum con cui la Crimea ha deciso il ritorno in Russia: i ministri degli esteri dell’Ue, riuniti a Bruxelles, hanno inserito 21 persone nella lista delle «misure restrittive» dell’Unione. Le sanzioni, immediatamente operative, colpiranno «alcuni politici e alcuni militari», 13 dei quali russi e 8 della Crimea. Resta inoltre sul tavolo la possibilità di cancellare il G8 che dovrebbe tenersi a giugno a Sochi. Ora la palla torna a Mosca, che intanto incassa il sostegno di Mikhail Gorbaciov. «Per dichiarare le sanzioni ci deve essere un motivo molto serio ed esse devono essere appoggiate dall’Onu», ha detto Gorbaciov, per il quale «l’espressione della volontà del popolo della Crimea e anche la sua possibile annessione nella Federazione Russa come regione, non possono servire da motivo per le sanzioni». Per l’ultimo presidente sovietico e premio Nobel per la pace, infatti, «il referendum si è concluso con successo e corrisponde alle aspirazioni degli abitanti della Crimea. Se prima la Crimea fu unita all’Ucraina secondo le leggi sovietiche, senza chiedere al popolo, adesso invece è stato il popolo a decidere di correggere quell’errore, quindi bisogna plaudire anziché dichiarare le sanzioni». Una voce destinata a rimanere inascoltata in occidente, dove comunque emerge la necessità di mantenere un dialogo con Mosca, considerato imprescindibile. «Facciamo di nuovo appello alla Russia a intraprendere il dialogo con le autorità ucraine e a impegnarsi nelle de-escalation», ha detto l’Alto commissario Ue per la politica estera, Catherine Ashton, sottolineando che«non si constatano» segnali di distensione, ma anche che «l’Ucraina vuole avere buoni rapporti con la Russia, così come li vogliono avere l’Unione europea e il resto del mondo». Secondo il ministro tedesco, Frank Walter Steinmeier, un primo banco di prova per Mosca potrebbe essere la reazione a una missione di «700, mille osservatori dell’Osce non armati per verificare che la Russia non stia destabilizzando l’Ucraina dell’est e del sud». «Se Mosca permetterà l’ingresso della missione avrà la possibilità di dimostrare che dice la verità nei tanti colloqui diretti con Berlino», ha aggiunto il capo della diplomazia tedesca. Ma il Cremlino se da un lato rilancia la proposta occidentale di un «gruppo di sostegno internazionale», dall’altro detta le sue condizioni: via i gruppi di estrema destra, russo seconda lingua ufficiale, neutralità suggellata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, riforma per una costituzione federale.