Dopo l’inno a Renzi, a scuola si canta “Tanti auguri” a Marino. Basta, giù le mani dai bambini
E dopo le canzoncine degli alunni siracusani, appositamente composte ed eseguite per il premier Renzi, è stata la volta del “tanti auguri a te” intonato dai bambini di una scuola romana per festeggiare in coro il compleanno del sindaco Marino. Quella organizzata per il primo cittadino di Roma è stata dunque una “festa a sorpresa”, “improvvisata” tra i più piccoli in onore del loro illustre ospite, una volta saputo dal personaggio dei cartoni animati Geronimo Stilton – testimonial dell’iniziativa civica – che il sindaco era in visita ufficiale per promuovere un progetto di educazione sui diritti dell’infanzia. Un’infanzia che, di giorno in giorno, sembra sempre più a rischio indottrinamento: almeno a giudicare dagli ultimi “fuori programma” organizzati con tanto di cori di consenso intonati tra i banchi delle scuole elementari che hanno ospitato le recenti visite istituzionali, trasformando un’occasione di incontro tra piccoli cittadini e rappresentanti della vita politica, in un uno spot promozionale di stampo rigorosamente progressista… recitato apparentemente a braccio.
Certo dal Campidoglio, a scanso di equivoci, hanno immediatamente fatto sapere che il testo della canzone eseguita dai bambini era quello canonico utilizzato per celebrare i compleanni di chiunque: come a dire, nessuna “personalizzazione” del brano in favore del sindaco Marino. Come se il problema fosse quello dell’esegesi del testo… Quello che inquieta oggi è semmai una recidivante propensione a trasformare la scuola in un luogo di propaganda dove cantare inni per qualcuno. E allora, a proposito di tutela dei diritti dei minori – che poi è il tema che ha portato il sindaco “in tour” per l’edificio scolastico romano – forse sarebbe più utile insegnare agli alunni la Costituzione, piuttosto che a sbandierare proselitismo per questo o quel rappresentante delle istituzioni, inducendoli a ostentare spontaneità a comando al ritmo di questo o quel motivetto da intonare all’occorrenza politica. E che siano prove tecniche di una nuova strategia di comunicazione abbracciata, tra cori e applausi, dagli esponenti Pd – a partire dall’inquilino numero uno di Largo del Nazareno, in giù – o espressioni di un nuovo credo pedagogico in via di sperimentazione da parte dei professori negli istituti, cambia poco. Quello che conta è vigilare che dalla scuola pubblica non si cerchi di passare alla scuola di partito…