Forza Italia richiama Renzi alla coerenza. Berlusconi: non accettiamo testi preconfezionati. E il ministro Giannini sul Senato si dissocia
È scontro sui tempi e sulle priorità. A poche ore dal Consiglio dei ministri chiamato a varare la riforma del Senato si fa sempre più forte il pressing di Forza Italia sul premier, indebolito dalle fronde interne al partito e spiazzato dallo scontro con Grasso. Brunetta e Romani vanno all’attacco perché Renzi non faccia passi indietro sull’intesa suggellata con Berlusconi: insomma resti ai patti oppure può scordarsi le maniere gentili dell’opposizione. «In questo clima di preoccupanti convulsioni dentro il Partito democratico e tra presidente del Consiglio e presidente del Senato, occorre ribadire che la prima riforma da realizzare per mettere in sicurezza il funzionamento istituzionale è la riforma elettorale», avvertono in una nota i capigruppo azzurri. Prima l’Italicum poi la riforma costituzionale, per chiuder la partita sulla legge elettorale basta una settimana, dicono da Forza Italia confermando eterna lealtà sulle riforme condivise e nessuno sconto sul resto. Sul restyling di Palazzo Madama, infatti, confermano il veto mentre si allarga il fronte degli scettici a partire da 25-30 parlamentari democratici sul piede di guerra con una proposta alternativa. Maurizio Gasparri non esista a bocciare come «penosa, ridicola, vomitevole, antidemocratica e baronale» la riforma targata Renzi, «io sono per l’abolizione totale del Senato se l’alternativa è costituita dai ventuno nominati dal Presidente della Repubblica, che rappresenterebbero i suoi amici di turno. Abbiamo un governo nato da una faida interna al Pd senza elezioni popolari e democratiche, in più dovremmo avere un Senato costituito da due amici dei presidenti di regione e da ventuno del presidente della Repubblica». E lo stesso Silvio Berlusconi avverte Renzi: “Noi rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese”. Il premier, conclude Berlusconi, sia coerente con il patto per le riforme, perché le divisioni nel Pd rischiano di affossare i tentativi di modernizzazione.
Anche al tavolo dei ministri non tutti sono entusiasti del colpo di mano sul Senato dopo quello sulle Province. «È un po’ inconsueto che sia il governo a presentare un ddl su questo tema. Serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti», dice il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini sperando in una riflessione aggiuntiva. Per il premier parla Maria Elena Boschi che sfodera ottimismo senza fare passi indietro: «Non sono preoccupata. Credo che troveremo una intesa anche su questo. Ma credo che il Senato venga prima».