I comunisti indiani contro i Marò: «Nessuno ceda alle richieste dell’Italia»
Compagno chiama compagno. Mentre in Italia i Marò sono finiti nel mirino dei centri sociali, in India sono attaccati dai marxisti. Un po’ come negli anni Settanta, i nostri due militari diventano i nemici per eccellenza, poco ci manca che gli scandiscano il famoso slogan per poi “spedirli nelle fogne”. I comunisti indiani scendono in campo contro Latorre e Girone, ne fanno un caso ancora più politico di quanto sia stato fino a oggi, sulla loro pelle cercano di raggranellare qualche voto in più e sempre in nome di Marx. La battaglia elettorale in Kerala – che il 10 aprile va al voto per le legislative nazionali – si arricchisce di un altro pessimo capitolo. Il Partito comunista, che è all’opposizione, accusa il Congresso (al potere nello stato meridionale) di «incapacità» nel gestire la vicenda e di «inchinarsi» di fronte alle richieste dell’Italia. «Dopo aver deciso in un primo momento di applicare la legge antipirateria Sua – ha detto un alto responsabile del partito (Cpm), M.A. Baby, a un quotidiano – il ministero dell’Interno ha fatto marcia indietro». Ha poi criticato il Congresso e in particolare la sua leader Sonia Gandhi per «questo voltafaccia» e per «non saper garantire la sicurezza dei pescatori». Secondo la stampa, la vicenda dei due marò «influenzerà» la decisione dell’elettorato della fascia costiera, composto in particolare da pescatori, che ha un peso molto rilevante nella scelta dei 20 deputati keralesi al Parlamento di New Delhi. Nel tentativo di guadagnarsi il favore popolare, il “chief minister” e leader del Congresso Oommen Chandy, in difficoltà anche a causa di alcuni scandali, ha scritto una lettera al premier Manmohan Singh in cui lo ammonisce «a non liberare» i due marò e a «non cedere alle pressioni dell’Onu».