Il nuovo pasticcio di Marino: ha licenziato Fuksas. E la Nuvola rischia di rimanere incompiuta
Il professor Massimiliano Fuksas è caduto dalla Nuvola. Peggio per lui, così impara a cercare i favori della sinistra dopo aver spremuto la destra. Ha appoggiato la corsa di Marino per il Campidoglio e, come ringraziamento, il sindaco di Roma lo ha messo alla porta. Al rinomato e celebrato architetto, l’ineffabile primo cittadino della capitale ha infatti revocato la direzione artistica del costruendo, fantasmagorico Centro Congressi dell’Eur, soprannominato appunto la Nuvola per via del disegno ideato da Fuksas. Si tratta di un’opera ambiziosa che ora non si sa che fine farà. È l’ennesimo pasticcio combinato da Marino, che si è trincerato – pare – dietro il paravento della spending review. Ma è probabile che abbia agito soprattutto la congenita avversione culturale del sindaco per tutto ciò che sa edificazione urbana, per tutto ciò che possa continuare a tenere acceso il motore dalla produzione di bellezza a Roma. Tant’è che il sindaco e l’architetto non si sono mai incontrati.
Uno stravagante personaggio, Fuksas, bizzarro come sanno esserlo gli artisti, animato da un ideale politico che corrisponde sempre, guardacaso, alla propria sete di gloria. E di piccioli. Ma che volete farci, l’intellighenzia di sinistra, quelle storica, quella d’annata, quella che proviene dal ’68, è fatta così: dalle barricate è passata subito ai salotti. E lì c’è rimasta, coccolata e vezzeggiata da media e politici. Solo che, per sfortuna di Fuksas, il mondo è cambiato. E neanche la sinistra è più quella di una volta. Così dai media l’ “archistar” comincia a ricevere sfottò. Non per niente Maurizio Crozza, imitandolo, lo ha presentato come “Masimiliano Fuffas” . Ma Fuksas paga anche lo scotto del terremoto avvenuto in Campidoglio. Con la sconfitta di Alemanno alle elezioni del giugno scorso è finita un’era per la Capitale: quella dei sindaci, che al di là della destra e della sinistra, erano attenti al profilo comunicativo e civile dell’architettura. Ora c’è Marino, che guarda i problemi della città dalla prospettiva della sua bicicletta. E che rischia di fare più danni a Roma di quelli che a suo tempo fece Alarico.