Il voto non cura la crisi della democrazia, meglio l’estrazione a sorte. La provocatoria tesi dello storico Van Reybrouck
Esiste un’alternativa al suffragio universale per eleggere i propri rappresentanti nelle assemblee elettive? Sì, esiste ed è l’estrazione a sorte. La provocazione giunge dallo storico belga David Van Reybrouck che ha scritto un saggio destinato a far discutere, a cominciare dal titolo, Contro le elezioni. Van Reybrouck, intervistato su La Lettura di domenica da Stefano Montefiori, sostiene che proprio la sopravvalutazione delle elezioni sta diventando un fattore critico delle democrazie. Se fosse vero, in pratica, che l’arma del voto è rigeneratrice della crisi della politica, i cittadini andrebbero a votare in massa, invece ciò non accade.
Come mai? “Le elezioni – risponde Van Reybrouck – sono state inventate, dopo le rivoluzioni americana e francese, non certo per fare avanzare la democrazia, ma semmai per arrestare e controllare i suoi progressi. Il voto ha permesso di sostituire a un’aristocrazia ereditaria una nuova aristocrazia elettiva”. Finché il suffragio si allargava la democrazia si rinsaldava ma a un certo punto la tendenza si è invertita e lo strumento della partecipazione dei cittadini attraverso le elezioni viene snobbato in tutto l’Occidente. Van Reybrouck la chiama “sindrome di stanchezza democratica”. Le possibili alternative non sono però esaltanti: o la classica dittatura o il dominio incontrollato del web (assecondato da movimenti come quello fondato da Beppe Grillo). Lo storico belga invece tira fuori l’idea dell’estrazione a sorte e fa l’esempio dell’Irlanda. “Qui si è appena conclusa la Convenzione costituzionale, che ha visto collaborare per un anno 66 cittadini tirati a sorte con 33 eletti. Quest’assemblea inedita è riuscita ad avviare senza scossoni la riforma di 8 articoli della Costituzione irlandese”. Un meccanismo che potrebbe essere sperimentato nelle assemblee locali, per verificarne l’efficacia e per ridare fiato alla stanca democrazia elettiva. E’ il momento, assicura Van Reybrouck, di pensare alla “democrazia deliberativa”.
E all’ultima obiezione secondo cui chi è estratto a sorte non ha alcuna competenza di deliberazioni amministrative, leggi e altro, replica così: “E perché, quale competenza hanno oggi la maggior parte dei nostri deputati? I migliori di loro usano la legittimità offerta dallo status di eletti per chiedere informazioni e consigli agli esperti, e infine decidere a ragion veduta. Niente che non potrebbe fare una persona tirata a sorte”.