La Boldrini non è all’altezza del compito. Resta lì solo perché è la primadonna della sinistra
«Dimettiti». Non c’è più nessuno disposto a difendere Laura Boldrini. Forse perché lei, la primadonna della sinistra, ha commesso troppi errori o forse perché non ha ancora capito che cosa significhi essere presidente della Camera. Fatto sta che, pur avendo un alto ruolo istituzionale, non è mai stata all’altezza del compito e non è mai apparsa – neppure per un momento – super partes. Anzi, tutti l’accusano di faziosità e lei non tenta neanche un briciolo di difesa, sapendo che sarebbe inutile. Ma adesso, in meno di due settimane, ha oltrepassato tutti i limiti. Prima ha applicato la ghigliottina per consentire la svendita di Bankitalia. Poi ha dato dieci giorni di sospensione al deputato di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, per aver pacificamente sventolato un tricolore in aula e solo cinque giorni in più a Dambruoso che invece aveva aggredito una collega. L’equità non è la caratteristica della Boldrini. Poi ha esternato a suo modo, dicendo che le donne migranti sono «un’icona del nostro tempo, forti e coraggiose, sempre più spesso abbandonano il loro Paese da sole e lasciano i loro figli». Sempre nel solco della faziosità, non ha richiamato il grillino Di Battista quando ha dato del delinquente a Berlusconi ma lo ha fatto quando lo stesso ha definito il Pd «peggio» del Pdl, invitandolo a «non offendere», parole che avrebbero dovuto indurla, per decenza, a dimettersi dopo cinque minuti. E invece niente, come se nulla fosse accaduto è rimasta incatenata alla sua poltrona. Brunetta non le ha fatto sconti: «Lei si comporta in maniera assolutamente inadeguata dal punto di vista morale», ha tuonato. E lei niente. Le critiche politiche le stanno piovendo addosso dappertutto. Sul web è un tiro al bersaglio, «chi vuole le dimissioni della Boldrini deve condividere questo link», ed è record di condivisioni. È a un passo dall’inferno, ma finge di non accorgersene.