La Corte dei Conti sbugiarda Letta e Renzi: la Tasi è una patrimoniale a tutti gli effetti
Alla fine c’è voluta la Corti dei Conti per confermare quelo che è chiaro a tutti, ma che sia Renzi sia il suo predecessore Letta si sono sempre ostinatamente rifiutati di ammettere: «La Tasi si configura prevalentemente come una tassa patrimoniale». Ad affermare a chiare lettere questa amara verità è il presidente della sezione autonomie della magistratura contabile, Mario Falcucci, durante un’audizione alla Camera sul dl Salva Roma. Analizzando il decreto, Falcucci ha spiegato che «la Tasi doveva essere una service tax che negli altri Paesi europei incide sugli occupanti, ma è una cosa diversa perché la base imponibile è il valore catastale dell’immobile e il contribuente è di fatto quasi solo il proprietario». Continua insomma, con il governo Renzi, l’attacco alla casa già cominciato con l’esecutivo presieduto da Monti e la famigerata Imu che il “Professore” ha imposto agli italiani. Immedia la critica al governo da parte dell’opposizione. La Tasi – denuncia Anna Maria Bernini, vicecapogruppo vicario di FI al Senato – è « l’ennesima imposta dello Stato per fare cassa, sulla base imponibile del valore catastale dell’immobile di cui si è proprietari. Continueremo a fare la nostra battaglia, in Parlamento e nel Paese, contro l’ipocrisia dei governi che pensano di governare l’economia solo a colpi d’imposte».
Ma i rilievi della Corte dei Conti non si fermano qui. La magistratura contabile bacchetta anche gli enti locali dalle finanze troppo allegre e disinvolte. «Nell’ultimo biennio, i debiti fuori bilancio contratti dagli enti locali sono aumentati notevolmente (da 20,8 a 62,6 milioni nelle Province e da 265 a 688,6 nei Comuni). Tale consistente massa di debiti non compare nelle scritture contabili e mette in luce importanti criticità nella gestione dei bilanci». Il deficit è servito.