Libri della settimana: le vite di Bukowski e Jacopetti, l’elogio della mano di Focillon, una guida alla fantascienza e un retroscena inedito su via Rasella

11 Mar 2014 18:21 - di Renato Berio

Tutti dicono che sono un bastardo. Vita di Charles Bukowski è il nuovo libro di Roberto Alfatti Appetiti, saggista e giornalista che coltiva da anni una passione per l’autore di Taccuino di un vecchio sporcaccione, morto il 9 marzo di 74 anni fa. Una biografia godibile e zeppa di citazioni, che non trascura nulla: dalla fama di nazista, coltivata per provocazione, al conflittuale rapporto con i Beat e con le femministe all’amicizia con John Fante. Il frutto di un’analisi attenta e accurata della prosa e della poesia di uno scrittore che diceva di sé: “Tutto quello che ho scritto direi che è vero il novantacinque per cento e il cinque narrazione. È solo un po’ levigato, intorno ai bordi”. L’obiettivo, sicuramente raggiunto, è quello di cogliere l’autenticità del personaggio che, attraverso la scrittura, sprigiona energia che attira, senza prendersi troppo sul serio. (Roberto Alfatti Appetiti, Tutti dicono che sono un bastardo, Bietti, pp. 332, euro 19)

Chi era Gualtiero Jacopetti, il regista di Mondo cane (1962) e Africa addio (1966)? Un eccentrico intellettuale penalizzato dal suo essere fascista, reazionario e di destra, un protagonista della dolce vita romana, un cineasta coraggioso. Così lo presenta ai lettori, nella prima biografia a lui dedicata, Stefano Loparco. La filmografia di Jacopetti è scarna: “Sei film che intendono descrivere i molti modi in cui si dà l’esperienza umana alle varie latitudini del pianeta e ai diversi gradi dell’evoluzione sociale. avvenimenti bizzarri, spesso raccapriccianti quando non sadici, reinterpretati in una trasposizione realista mai sperimentata prima di allora dal cinema”. Un “cinema estremo” che fa irruzione nel sistema cinematografico degli anni Sessanta e anticipa di almeno trent’anni l’avvento dei reality-show. (Stefano Loparco, Gualtiero Jacopetti. Graffi sul mondo, edizioni Il Foglio, pp. 334, euro 16)

La mano per Henri Focillon è l’organo più specializzato, capace di cogliere tutte le sfumature della realtà, andando oltre le forme apparenti. La mano è volontà, scelta, azione. La mano caratterizza l’essere umano. Pubblicato nel 1939, l’Elogio della mano è un saggio agile che assolve a un «impegno d’amicizia» verso artisti per i quali Focillon, figlio di un incisore, prova una vibrante simpatia. Gauguin, Hokusai, Rembrandt, Piranesi e Victor Hugo sono solo alcuni esempi delle infinite potenzialità che Focillon vede sorgere dal circuito inestricabile tra pensiero, parola e segno grafico. Viene proposto come testo autonomo, in una nuova traduzione, corredato da una selezione di disegni autografi dello storico dell’arte mai apparsi in Italia. (Henri Focillon, Elogio della mano, Castelvecchi, euro 18,50)

La fantascienza ha cambiato il mondo. A partire dalla fine dell’Ottocento, quando i primi scrittori hanno cominciato a immaginare un futuro dominato dalla macchina, dalle scoperte scientifiche, da vettori capaci di vincere la gravità e viaggiare nello spazio. Ma anche la fantascienza è cambiata. Si è fatta adulta: dai “pulp magazine” da pochi centesimi, attraverso la narrativa d’intrattenimento è approdata alla “Letteratura ufficiale”, quella con la “L” maiuscola, entrando a pieno titolo nelle scuole, nelle università, nelle biblioteche e nelle cineteche. Una guida curata da Carlo Bordoni presenta i temi e i luoghi topici sui quali si sono esercitati gli scrittori di fantascienza fino ad oggi. (Carlo Bordoni, Guida alla letteratura di fantascienza, Odoya, pp. 672, euro 26)

Dopo via Rasella, la strage Ardeatina. La più drammatica vicenda di Roma “città aperta” si compone di due atti: l’attentato in pieno centro storico contro i tedeschi e la loro successiva rappresaglia. Fra i due momenti c’è il buco nero di qualche ora, in cui accadde di tutto ma ad oggi se ne sa poco o nulla. I segreti inconfessabili di quell’attentato e della successiva strage sono stati gelosamente conservati per settant’anni. Da un lato disponiamo di poche e contraddittorie notizie sulle ragioni dell’azione gappista e sui suoi esecutori e dall’altro restano oscure le modalità della retata tedesca e dell’esecuzione delle vittime. Un segreto ben custodito concerne i rapporti sotterranei, mai davvero scandagliati, fra i gappisti che colpirono in via Rasella e i “collaborazionisti” italiani dei tedeschi. Ora uno sconcertante documento – contenuto nel libro I segreti di via Rasella di Roberto Gremmo – squarcia il velo su questo vero e proprio “patto infame” che è stato colpevolmente trascurato fino ad oggi. È il resoconto dell’interrogatorio, di fronte agli Alleati, del commissario di polizia Raffaele Alianello, sospettato di collaborazionismo e che col colonnello Pollock si giustificò sostenendo di essere stato un avversario occulto dei tedeschi. (I segreti di via Rasella, Storia ribelle, euro 16, storiaribelle@gmail.com)

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