Libri della settimana: vent’anni con il Cavaliere, storia della censura, la vita di Nannarella, la poesia di Moscè e la passione per i libri
Vent’anni fa, la neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi usciva vincitrice dalle elezioni del 27-28 marzo 1994. Non è stata una fiammata episodica. Anzi. Il periodo che ci separa da quella data, fondativa del nuovo sistema partitico, è marcato dalla presenza del Cavaliere. Ripercorrendo le vicende politiche di questo periodo – ma anche degli anni Ottanta, che ne costituiscono l’incubazione – il politologo Piero Ignazi spiega come il berlusconismo si è dispiegato lungo un ventennio, quali sono i suoi punti di forza e di debolezza. Berlusconi si è posto al centro della scena politica grazie alle sue risorse, soprattutto nel campo della comunicazione, all’innovazione dei contenuti e dello stile, e alla balbettante reazione degli avversari. Ma il contenuto «rivoluzionario» della sua irruzione sulla scena politica in che modo ha modificato il sistema politico italiano? (Piero Ignazi, Vent’anni dopo, Il Mulino, pp.152, euro 13)
C’è George Bernard Shaw che rimprovera Alfred Nobel: «Si può perdonargli l’invenzione della dinamite, ma soltanto un diavolo travestito da uomo avrebbe potuto inventarsi il premio Nobel». Oppure Beckett, che a ritirare il riconoscimento proprio non ci va; c’è Gutenberg che inventa la stampa a caratteri mobili e poi fallisce miseramente, dimenticato da tutti; ci sono i reading di poesia degli antichi romani, per un pubblico distratto come e quanto quello dei nostri contemporanei; ci sono i censori del Seicento che tagliano e tagliano, e poi tagliano ancora; o un poeta inglese contemporaneo che trova nella spazzatura il libro con la dedica fatta a mamma e papà. Ci sono i rotoli di pergamena che a Roma si chiamano volumina. Ci sono Petrarca e John Milton, Cervantes ed Erasmo da Rotterdam; c’è Albert Camus che muore in macchina con il suo editore; c’è Voltaire che scrive libelli tra un arresto e l’altro e c’è la pagina più erotica del Padrino. Ci sono libri fondamentali che vendono qualche decina di copie, successi commerciali di scarsissimo valore, e librai attenti alla qualità con le mani nei capelli. C’è Quasimodo che litiga con Montale, che se la prende con Ungaretti, «la iena egiziana». Ci sono gli olandesi che danno rifugio ai censurati, nel Seicento e durante il nazismo. Tutto ciò rivive nella ricostruzione di una vicenda millenaria che non vanta alcuna pretesa accademica, tutt’altro. «Nulla di erudito e noioso» sottolinea Andrea Kerbaker, autore di un libro sui libri visti in una prospettiva personale e per questo estremamente vitale e inaspettata. (Andrea Kerbaker, Breve storia del libro, Ponte alle Grazie, pp. 268, euro 16,80)