L’ultimo autogol di Marino: nel giorno dello sciopero dei mezzi pubblici lui blocca anche le automobili
Disagi nelle maggiori città italiane per lo sciopero nazionale del trasporto pubblico locale, che è stato indetto da numerose sigle sindacali. La protesta, che chiede il rinnovo del contratto, scaduto ormai da sette anni, ha registrato un’alta adesione. I primi dati riferiscono che a Venezia si è fermato l’89,9% del trasporto su gomma e il 60% dei mezzi di navigazione. A Milano si sono fermate tutte e quattro le linee metropolitane e forti difficoltà si sono registrate a Napoli, dove sono stati penalizzati soprattutto i quartiere di periferia e l’hinterland. Ma è a Roma che la situazione è apparsa più complicata, perché allo sciopero del trasporto pubblico si è sommato anche il blocco dei veicoli più inquinanti dalle 7.30 alle 20.30. E a farne le spese sono stati soprattutto i cittadini meno abbienti, quelli che, quando non prendono i mezzi pubblici, girano con auto o motorini più vecchi. Per loro, più che per gli altri, oggi Roma è una città blindata, inaccessibile e oltremodo costosa, visto che l’unica alternativa restano i taxi. Non solo, è anche una città pericolosa per quanto riguarda le finanze, perché l’ordinanza che vieta la circolazione dei mezzi più inquinanti nella fascia verde è stata emessa ieri, «vista la situazione di particolare criticità atmosferica». Come da prassi in questi casi, vi si legge che «i provvedimenti di cui alla presente ordinanza hanno validità anche in assenza di segnaletica stradale, attesa la natura contingibile e urgente degli stessi, per cui risultano sufficienti gli avvisi alla cittadinanza diramati attraverso i mezzi di informazione». Peccato solo che il comunicato stampa con cui l’assessorato all’Ambiente di Roma Capitale ne dava notizia sia stato rilanciato dalle agenzie intorno alle 19, quando «gli avvisi diramati alla cittadinanza attraverso i mezzi di informazione» non potevano che risultare assai limitati. Di contro, l’informazione sullo sciopero, a cui lo stesso comunicato del Campidoglio faceva più volte riferimento, era già ampiamente passata e quindi molti avevano previsto di muoversi con il mezzo privato, inconsapevoli di andare incontro a una multa da 160 euro. Non è andata meglio, comunque, a molti di quei cittadini che si erano organizzati per circolare prima delle 8.30, orario previsto per l’inizio dello sciopero. Anche in questo caso, a essere penalizzati sono stati i romani in condizione di maggiore difficoltà, stavolta fisica: quando c’è lo sciopero ascensori e scale mobili si fermano. A metà mattina l’Agenzia della mobilità ha diffuso un comunicato in cui si leggeva che «si ricorda che, come previsto dalla legge, in caso di mancato presidio da parte degli operatori gli impianti devono essere spenti». Di nuovo, però, la comunicazione è apparsa tardiva e, soprattutto, non del tutto rispondente al vero: almeno in un caso, i cittadini hanno denunciato che scale mobili e ascensori erano fuori servizio già prima che lo sciopero prendesse il via. È successo alla fermata Barberini della Metro A, dove gli utenti hanno anche chiamato le forze dell’ordine. «Erano le 8.30 circa, ho visto una donna con le stampelle trascinarsi sui gradini e ce ne erano anche un’altra incinta e un cieco, non sapevano come fare. Uno spettacolo che stringeva il cuore», ha raccontato una donna, riferendo che «nei gabbiotti non c’era già nessuno, ma i treni funzionavano ancora». «Abbiamo chiamato le forze dell’ordine, è arrivata la polizia e gli abbiamo raccontato tutto. Stranamente – ha concluso la cittadina – quando abbiamo fatto casino dopo un po’ le scale mobili hanno ripreso a funzionare».