Marino chi? Obama lo ignora e lui si imbuca all’aeroporto di Fiumicino per una stretta di mano

28 Mar 2014 11:15 - di Gloria Sabatini

Si è dovuto precipitare a Fiumicino come un fan qualunque in cerca di un autografo alla partenza del suo beniamino per poter dire “l’ho visto anch’io”. Ignazio Marino è stato totalmente ignorato dal presidente Usa nel suo tour romano di ventiquattr’ore, un’ occasione preziosa se non per una benedizione internazionale almeno per una passerella fugaceE invece niente. Niente foto opportunity con il sorridente Obama, per ora neanche un video di qualche secondo rubato con l’iphone. Così, dopo essere stato strappazzato dal web che ha riversato sul sindaco in bicicletta tonnellate di post ironici e sarcastici, colto dall’invidia per il colpaccio di Renzi, il povero Ignazio ha deciso in extremis di presentarsi  all’imbarco di Obama a Fiumicino per strappare almeno un selfie al distratto inquilino della Casa Bianca. E dire che la Città Eterna lo ha accolto mostrando il suo volto migliore, grazie a un frettoloso restyling che ha trasformato il centro storico da un percorso a ostacoli tra cassonetti stracolmi e bancarelle abusive in un cantone svizzero sotto l’occhio attonito dei romani. Il presidente globetrotter ha avuto il tempo per commuoversi con papa Francesco, per invidiare all’Italia uno statista come Napolitano, per complimentarsi con il ciclone Renzi, ma per il primo cittadino l’agenda presidenziale non ha previsto neppure un cocktail. Marino chi? Pare abbiano risposto così alla Casa Bianca di fronte alle pressioni tardive della Farnesina e del ministro Franceschini per strappare al cerimoniale almeno una stretta di mano con il sindaco della capitale. Nemmeno in occasione della visita, privata e blindatissina, al Colosseo Marino è riuscito a fare da Cicerone all’ospite eccellente tra le antiche vestigia dell’Anfiteatro Flavio. Mr President gli ha preferito l’architetto Barbara Nazzaro, la direttrice tecnica del sito che lo ha stregato («è più grande dei nostri stadi di baseball», ha detto estasiato prima di acquistare dei souvenir per Michelle e le figlie). Solo pochi giorni prima dell’arrivo del presidente americano, Marino s’è svegliato e ha chiesto allo staff di Barack, tramite la Soprintendenza per i Beni archeologici di Roma, di potersi “infilare” nella passeggiata di Obama all’ombra del millenario monumento. Niente da fare, Obama ha cortesemente declinato l’invito. Motivazione ufficiale: quella al Colosseo è l’unica parte privata della visita del presidente, il suo vero momento di svago. Insomma per Marino non c’è spazio, che se ne resti nel suo ufficio con vista sui Fori a fare i conti per evitare la bancarotta. Ben altri trattamenti furono riservati ai suoi predecessori, Bill Clinton nel ’94 parlò dalla piazza del Campidoglio per un saluto alla cittadinanza come fece Kennedy  e la sua foto con Francesco Rutelli fece il giro del mondo. Per Bush nel 2004 venne organizzata una toccante visita alle Fosse Ardeatine alla presenza di Veltroni, Gasbarra e Storace. Il clamoroso  “buco” e il rattoppo fuori tempo massimo confermano, se ce ne fosse bisogno, la nullità di Marino sotto il profilo delle relazioni diplomatiche e l’incapacità del suo staff perché   certe relazioni “importanti” vanno coltivate con cura e le passerelle sotto i riflettori vanno preparate con largo anticipo. La striminzita nota dell’ufficio stampa non lascia dubbi: «Il presidente degli Stati Uniti si imbarcherà sull’Air Force One intorno alle 10 e 30 dopo aver incontrato nelle sale vip del Leonardo Da Vinci, il sindaco di Roma Ignazio Marino». Almeno nella sala vip lo fanno entrare. È una gaffe storica per il sindaco, considerato uno straniero dai romani  malsopportato dalla sua stessa giunta che non vede l’ora di sbarazzarsene.

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