Marò, De Mistura riferisce alla Camera: «Diciamo no al processo in India, domani chiederemo aiuto a Obama»
«Qualunque cosa accada nell’udienza del 28 marzo a New Delhi, noi al processo non andiamo». La posizione italiana è fermissima e le parole dell’inviato del governo per i marò, Staffan De Mistura, reduce da una settimana di colloqui e contatti nella capitale indiana,
ribadiscono i punti fermi dell’Italia sulla vicenda: nessun “processino” in India, ma «l’internazionalizzazione della vicenda». L’inviato speciale del governo sul caso marò ha riferito dinanzi alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato per dare gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda e sulle prossime mosse del governo. L’audizione cade alla vigilia di un ennesimo appuntamento dinanzi alla Corte Suprema indiana che venerdi’ 28, salvo controindicazioni dell’ultimo minuto, dovrebbe esaminare il ricorso dei legali dei due militari italiani contro l’utilizzo della Nia, la polizia anti-terrorismo, nelle indagini sul loro caso; e potrebbe anche decidere se i due fucilieri possano tornare in Italia ad attendere il processo. Ma non è escluso che anche l’appuntamento di venerdì si risolva in un nulla di fatto, l’ennesimo rinvio di una complicata e tortuosa vicenda, in questi anni gestita come peggio non si poteva.
Intanto, riferisce De Mistura, lo stato d’animo dei nostri due fucilieri è sereno, gli sono apparsi «confortati» nel vedere l’Italia «ferma» nel volere evitare loro un «processino locale», ha proseguito durante l’audizione. Ha aggiunto poi che «è in campo un’iniziativa internazionale che dovrebbe produrre i propri effetti in termini concreti nel giro di un mese», ma ha spiegato di non poter dire di più per ragioni di riservatezza ed «evitare che le controparti abbiano elementi eccessivi per poter fare contromosse». Intanto domani, giovedì, sarà a Roma in visita il presidente degli Stati Uniti e «sono certo che il caso», anticipa De Mistura, «verrà sollevato domani» nel corso degli incontri istituzionali con il presidente Usa Barack Obama. «Gli americani – ha assicurato – sono molto consapevoli di quanto la questione sia importante per noi e hanno avuto anche loro momenti difficili» in India.