Marò, dopo lo stop al processo La Russa insiste: vanno candidati alle Europee
Ora, niente cali di tensione sul caso dei nostri due marò e avanti tutta. Il mondo politico accoglie con soddisfazione ma anche con sano realismo il pronunciamento della Suprema Corte indiana, che è solo il primo round di una partita che l’Italia deve giocare in attacco e
senza dimenticare le “amnesie” del passato. Fotografa la situazione Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia- Alleanza nazionale: «Apprendo con piacere la notizia dell’accoglimento del ricorso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contro l’utilizzo della polizia Nia antiterrorismo e della sospensione del processo presso il tribunale speciale. Peccato, però, che solo un anno fa – ricorda – il governo brindava alla competenza della Nia e festeggiava. Sono contento che adesso ci si sia ravveduti sulle sciocchezze dette», afferma il parlamentare, che esorta l’esecutivo Renzi: «Non prosegua sulla strada degli spot mediatici e dimostri con atti concreti di voler risolvere il caso. L’Italia deve chiedere l’interessamento diretto dell’Onu, in base all’articolo 33 dello stesso Statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, per risolvere una vicenda che, purtroppo, si trascina da oltre due anni».
Per questo ora abbiamo le carte in regola per potere accelerare e puntare dritto al ritorno a casa di Latorre e Giron, esorta il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri di Forza Italia: «È positivo che la Corte suprema indiana abbia accolto il ricorso dei nostri marò. Tanto più ora che il processo è sospeso, dobbiamo esigere il loro immediato rientro in Italia. Non c’è più alcuna ragione per cui Latorre e Girone restino ancora in India». Perché «se questa situazione dei marò non cambia rapidamente, noi dobbiamo ritirare le nostre truppe da tutte le missioni militari di pace, è un gesto duro, ma forse l’unico modo per far capire che i nostri soldati non possono esser trattati in questa maniera», commenta ai microfoni di Radio Città Futura Gianni Alemanno, che invita a un ragionamento pragmatico, forte, ma l’unico che possa procurarci un risultato in tempi rapidi. «In politica internazionale – prosegue – si conta solo se si è in grado di mettere in campo delle dure reazioni, se volete anche dei ricatti. Solo se diremo con chiarezza ai nostri alleati, “guardate, se non risolviamo questo problema in maniera dignitosa ci sfiliamo da tutte le missioni di pace, solo così, la situazione si sblocca», argomenta Alemanno. Decisionismo, dunque. Esulteremo solo quando avremo portato a casa i due fucilieri.
Sia chiaro, però, che non si accettano strumentalizzazioni sui marò, avverte Ignazio La Russa. Il presidente dell’Assemblea di FdI polemizza con Elio Vito, FI, che dalle colonne del Foglio si è fatto promotore dell’iniziativa di candidare i due fucilieri di marina alle europee. Un’iniziativa già lanciata da FdI, ma all’epoca caduta nel vuoto. «Sono sicuro della tua buona fede nel proporre al tuo partito (e al Pd) la doppia candidatura alle europee dei marò», dichiara La Russa. «Peccato che finora il tuo partito (per non parlare del Pd) siano rimasti sordi di fronte alla mia reiterata proposta di ricorrere, sia pure in via ultimativa, anche alla loro candidatura per sbloccare la situazione, che vede colpevoli da oltre due anni i nostri governi e i partiti che li hanno supinamente appoggiati». Così scrive La Russa in una lettera inviata al presidente della commissione Difesa, Vito. Con una sfida: «Se per te davvero non è un “interesse” preelettorale, ti invito ad unirti agli sforzi che sin dall’inizio in ogni occasione compie con me tutta la compagine di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale per farli tornare a casa».