Palazzo Chigi trasformato in un reality: il governo inciampa dopo pochi passi

7 Mar 2014 17:43 - di Priscilla Del Ninno

Dal coro dei bambini di Siracusa, al contro canto polemico di avversari politici, ex sostenitori e scettici: il bilancio delle prime due settimane di governo di Matteo Renzi non  chiude con il segno positivo, malgrado propaganda interna e battage mediatico abbiano fatto tutto quanto era possibile fare. Non c’è stata una iniziativa, una parola, un passaggio, un proposito, un commento, che tv, social network e giornali non abbiano ripreso, rilanciato, enfatizzato: eppure, dopo l’impennata della settimana scorsa, proprio oggi un sondaggio realizzato dall’Istituto Ixè in esclusiva per Agorà, su Rai3, ha stilato una sentenza popolare dall’inappellabilità numerica: una stroncatura di fatto, tradotta nella perdita di 7 punti alla voce “fiducia degli italiani nel premier fiorentino. Un indice che passa così, in pochi giorni, dal 62 al 55 %. E la stessa tendenza al ribasso è stata riscontrata sul tema della fiducia nel governo, che dal 56% è scivolata al 50% (-6%). Una bocciatura che, in merito al modus operandi del nuovo presidente del consiglio, intercetta ed evidenzia le perplessità degli elettori, ma anche dei colleghi di governo. «Sono passati pochi giorni e in tanti si accorgono dell’inadeguatezza di Renzi e della sua compagine», ha dichiarato allora in una nota Maurizio Gasparri (FI), vice presidente del Senato, che ha anche aggiunto: «Alcuni giornali e alcune trasmissioni televisive come Ballarò hanno messo nel mirino nuovi ministri e ministre che appaiono assolutamente incapaci. Lo hanno dimostrato nelle loro prime uscite parlamentari. La “grande bellezza” non può essere l’unico requisito in politica. Lo abbiamo sostenuto in casa nostra, lo facciamo parlando degli altri». Una stroncatura politica argomentata senza mezzi termini, quella di Gasparri, che conclude sottolineando come «sul fronte dell’economia, poi, le bacchettate europee e le nuove liti fra comari, con Saccomanni che si auto-difende e Padoan che non si capisce dove troverà i soldi per attuare il teorico programma di Renzi, ci ripropongono scenari del passato. Attendiamo Renzi all’ulteriore prova dei fatti. Ma il primo bilancio – chiosa Gasparri – è per lui catastrofico».

Non è proprio idilliaco, insomma, il clima che Renzi ha trovato rincasando da Bruxelles. «Avevo dei nemici che mi attaccavano – ha dichiarato il premier a Rai News– ma lo sapevo e lo tenevo nel conto. Ma ora mi attaccano anche quelli che prima mi sostenevano: e onestamente non capisco sulla base di che, visto che non abbiamo ancora nemmeno cominciato». Già, ma uno dei rimproveri riguarda infatti proprio la mole di lavoro da attaccare. «L’azione del governo deve essere duplice, con riduzione dell’Irap per le imprese e riduzione dell’Irpef per i lavoratori», ha sollecitato il leader del Ncd Angelino Alfano, in un tweet rivolto al premier, a cui è seguito un successivo cinguettio informatico in cui il ministro dell’Interno ha ricordato, tra le altre cose, che «bisogna diminuire la pressione fiscale su imprese e famiglie, semplificare il fisco, e, soprattutto, eliminare l’oppressione della burocrazia». Un cahiers de doleances lungo e vario, quello intestato al neo presidente del Consiglio, a cui si aggiungono in calce anche le critiche del sindaco Giuliano Pisapia. «Per il momento vedo Renzi un po’ troppo trionfalista nel promettere una riforma al mese. Forse non sa quel che succede in Parlamento, come vanno le cose lì», ha dichiarato quindi il primo cittadino di Milano in una trasmissione di Telelombardia. «Fossi in lui – ha poi concluso Pisapia – sceglierei di portare a termine uno degli obiettivi: o lavoro o casa, con le risorse che ci sono la vedo dura fare tutto». Ma non è dura solo fare tutto: a giudicare dai commenti, per Renzi oggi sembra arduo anche semplicemente riuscire a convincere i più di possedere realmente le capacità per fare tutto…

 

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