Pensionati da rottamare: l’esibizione di forza del governo contro i più deboli

17 Mar 2014 9:14 - di Gennaro Malgieri

Non è neppure ipotizzabile che Matteo Renzi, nel suo colloquio con Angela Merkel, si ricordi oggi dei pensionati che ha colpevolmente trascurato. Non è soltanto una dimenticanza politica, per così dire, ma morale. Rivela l’insensibilità di chi dovrebbe provvedere alla salvaguardia della fascia più debole della nostra società ed invece, almeno a giudicare dal provvedimenti che ha assunto, sembra infischiarsene altamente. Chi sono i pensionati in fondo? Un fastidio. E’ così che sono stati recepiti da tutti i governi. Dopo i sessant’anni si è buoni, nella migliore delle ipotesi per la poltrona, l’ospizio o la panchina. Non è con le leggi dell’economia che si affronta il problema di chi non lavora più, ma con le regole dettate dal buon senso che fanno riferimento ad un’antropologia che considera i “vecchi” parti integranti di una società. Com’era nel passato.

Oggi, in tempi di spinta rottamazione, anche i pensionati debbono sottostare alla moda. Ed acconciarsi a morire se non proprio d’inedia, di sacrifici insopportabili. Dopo le misure adottate dal governo, si sono resi conto che gli unici esclusi dal “sollievo” economico sono loro. A tutti sono stati  promessi soldi (dei quali ci permettiamo di dubitare fino a quando non lo vedremo) tranne che ai pensionati, perfino a quelli che percepiscono sei o settecento euro al mese. Se poi si calcola che le nuove addizionali Irpef regionali e comunali (vero e proprio scempio considerando che cosa ne fanno delle risorse pubbliche gli enti territoriali) incideranno notevolmente sulle buste-paga proprio dei pensionati, non si può concludere che è su di loro che i maggiori costi della crisi e dell’incapacità dei governanti a fronteggiarla si scaricano, rendendogli la vita ancora più amara di quanto la loro condizione già la rende difficile e precaria.

Qualcuno parla di boomerang politico per Renzi. C’è ben altro per un giovanotto che sottovaluta il disagio di chi non viene più considerato “attivo”, eppure sarebbe una straordinaria risorsa in una società normale: la condanna morale di una visione della vita mercificata al punto da considerare indifferente il destino di chi esce dal processo produttivo non per assumere un’altra funzione, come sarebbe normale, ma per per diventare un aggravio alla società affluente.

Come vogliamo definire quello che sta accadendo ai pensionati? Trovate voi gli aggettivi che più vi sembrano consoni. Ma “vecchio” e bello: fatelo sapere a Renzi e magari provatevi a spiegargli perché. Pur con tutti i loro acciacchi, gli anziani  sono sempre stati il sale delle società sane, coloro i quali trasmettevano alle generazioni più giovani esperienza e saggezza: tutta roba che non si porta più. Roba che costa. Il prezzo di una miserabile pensione per la maggior parte,  sulla quale uno Stato famelico quanto orribile esteticamente, rappresentato da governanti discutibili, si accanisce per fronteggiare disgrazie delle quali i pensionati, non certo d’oro,  non sono assolutamente responsabili.

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