Ucraina, tra Mosca e Kiev segnali di pace. Ma l’Occidente butta benzina sul fuoco…
Paradossalmente, mentre le protagoniste Russia e Ucraina stanno gettando acqua sul fuoco della crisi, la comunità internazionale, guidata dall’America, cerca lo scontro con Mosca a tutti i costi: si apprende infatti che le sanzioni Usa contro la Russia arriveranno probabilmente in settimana, come riferisce un responsabile americano. Mentre la pasionaria arancione Julia Timoshenko tuona che «le Nazioni Unite, i leader mondiali possono mediare e trattare con il Cremlino. Ma non i passaggi diplomatici non bastano, occorre imporre sanzioni economiche alla Russia. Soprattutto se ci sarà un’ulteriore escalation di violenza», come ha detto a Sky Tg24 l’ex premier ucraino. Da Mosca si apprende che il presidente Vladimir Putin non sarebbe contrario all’arrivo a Mosca dell’ex premier ucraina Timoshenko ma non capisce a che titolo: «Se vuole venire in Russia, che venga. Oggi come oggi non rappresenta il governo, quindi in che veste arrivera’? Comunque personalmente non intendo ostacolare il suo arrivo in Russia», ha aggiunto, ricordando che nonostante le loro polemiche il lavoro comune e’ stato sostanzialmente costruttivo. In effetti per ora la Timoshenko è solo una delle candidate, neanche troppo favorita, alle elezioni politiche ucraine del 25 maggio prossimo. Quanto alle minacce dell’Occidente alla Russia, «chi vuole introdurre le sanzioni contro la Russia deve pensare alle loro conseguenze perché i danni saranno reciproci», ha detto Putin in una conferenza stampa nella sua residenza fuori Mosca, trasmessa in diretta tv. Non solo, ma le minacce di sanzioni occidentali non cambieranno la posizione della Russia sull’Ucraina, ha detto a Tunisi il capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov, che ha definito le sanzioni controproducenti. «La nostra posizione é onesta e come é onesta non cambierà. Siamo sempre stati contrari alle politiche di sanzioni unilaterali. Mi auguro che i nostri partner comprendano la natura controproducente di tali azioni», ha detto in una conferenza stampa. Intanto gli Stati Uniti hanno scelto da che parte stare: la Casa Bianca ha appena annunciato un pacchetto di aiuti destinato a sostenere il governo ucraino, compreso un miliardo di dollari in garanzie sui prestiti per compensare l’eventuale perdita di sussidi energetici dalla Russia. Lo rende noto la Casa Bianca. Il pacchetto di aiuti all’Ucraina a cui sta lavorando anche l’Unione europea includerà anche il settore energia, in particolare le bollette di Gazprom che, secondo le stime, ammonterebbero a circa due miliardi di dollari. «Vorrei che le fatture non pagate dall’Ucraina siano integrate nei conti globali e fossero pagate per poter essere buoni partner contrattuali», ha detto il commissario Ue all’energia, Gunther Oettinger. Intanto, come si diceva, ci sono stati dei contatti tra il parlamento ucraino e quello della repubblica autonoma di Crimea, che vorrebbe maggiore autonomia da Kiev e forse anche l’indipendenza. Secondo un deputato ucraino, Nestor Shufrich, una delegazione di Kiev ha incontrato dei dirigenti pubblici della Crimea ed è possibile che nel prossimo futuro si costituisca un gruppo di lavoro interparlamentare per apportare delle modifiche alla Costituzione e aumentare l’autonomia della Crimea. Inoltre ci sono stati dei primi «timidi» contatti a livello di ministri tra Mosca e Kiev per risolvere la crisi politica in atto. Lo fa sapere il nuovo premier ucraino, Arseni Iatseniuk, in un comunicato del governo. Certo, non mancano scaramucce: truppe russe hanno fatto irruzione in una struttura militare di difesa aerea ucraina vicino a Ievpatoria, nella Crimea occidentale. Lo riferisce l’agenzia Interfax. Secondo il portavoce dell’unità militare attaccata, gli ucraini hanno cercato di fermare i soldati russi, ma circa 150 di loro hanno sfondato le difese e fatto irruzione. Chi invece alza il livello dello scontro è la Nato: «Nonostante i ripetuti appelli la Russia continua a violare l’integrità del territorio ucraino e a violare i suoi impegni internazionali e ciò comporta serie conseguenze sulla sicurezza e la stabilità dell’area euroatlantica». Loha detto il segretario generale della Nato Rasmussen nella dichiarazione fatta al termine del Consiglio Atlantico straordinario, convocato su richiesta della Polonia in base all’art.4, che chiede consultazioni quando «è minacciata l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza» di uno degli alleati. La riunione del Consiglio Atlantico straordinario di martedì è la seconda in tre giorni. Per la prima volta i rappresentanti dei 28 all’unanimità ritengono che «questi sviluppi – ha detto Rasmussen – comportano gravi conseguenze per la sicurezza e la stabilità dell’area». D’altro canto, la Nato «continua a sostenere ogni sforzo costruttivo per una soluzione pacifica della crisi nell’ambito del diritto internazionale e accoglie con favore gli sforzi di Onu, Ue, Osce e Consiglio d’Europa». Però l’Alleanza atlantica ha già preso provvedimenti per alzare il livello di «conoscenza, sorveglianza e prontezza di risposta». Lo riferiscono fonti Nato sotto condizione di anonimato, precisando che tali attività sono condotte dai Paesi sul confine orientale della Nato. I portavoce dell’Alleanza, a richiesta di conferma della notizia, si sono limitati a sottolineare che il segretario generale ha dichiarato che è stato deciso di «intensificare la valutazione delle conseguenze della crisi».