«Vietato l’ingresso a Obama»: i ristoranti russi si “vendicano” e difendono Putin
Gli Usa congelano i conti correnti ad alcuni alti papaveri russi? Poco male, nella Federazione Russa nessuno li prende sul serio. Vladimir Putin arriva ad annunciare che aprirà un conto corrente nella stessa banca oggetto della ritorsione e, a Barack Obama che alza la voce, rispondono addirittura i ristoranti di Mosca annunciando il divieto di ingresso per il presidente degli Stati Uniti. È il caso de il Dolma, un posto in della Capitale che, secondo quanto riferisce l’agenzia Interfax ha esposto all’ingresso cartello in cui si mette in guardia Obama avvisandolo che sarebbe un ospite indesiderato. Un fatto isolato? No. La stessa Interfax, ci fa sapere che da altre città russe arrivano iniziative analoghe, legate alla guerra delle sanzioni per il Referendum in Crimea e il passaggio della Penisola dall’Ucraina alla Federazione Russa. «Il bando si applica solo a Obama ma l’eventuale estensione della lista dipenderà dalle ulteriori mosse di Usa e Ue», ha spiegato Lasha Churgulia, gestore del locale dal nome di chiare origini georgiane, che peraltro propone cucina non russa ma caucasica. «Sanzioni» simboliche, e per ora isolate, che però trovano terreno fertile sul terreno del risorgente clima di scontro fra anti-americanismo russo e russofobia made in Usa. Una nuova stagione della guerra fredda in versione più casareccia che questa volta vede contrapporsi agli Usa non il potere comunista di un tempo ma il popolo che lavora e produce. Per i russi, infatti, appare inspiegabile come quello che la Nato ha fatto in Kossovo, definendolo un problema di giustizia fare dei Kossovari un popolo indipendente dalla Serbia, diventa uno scandalo se ripetuto in Crimea.