Berlusconi: andiamo avanti, noi non ci inginocchiamo davanti alla Merkel come fece Monti
Va giù duro Berlusconi contro questa Europa che non va. Chi pensava a un Cavaliere dimesso si sbagliava. Oggi la prima dimostrazione – in occasione della presentazione delle liste di Forza Italia – di una campagna elettorale che intende condurre a viso aperto e all’attacco su alcuni cavalli di battaglia da sempre rivendicati: dall’allentamento dei vincoli Ue alla Bce nel ruolo di prestatore di ultima istanza, fino alla revisione dei fiscal compact. Il tutto in una cornice ben precisa: «Io sono un uomo delle istituzioni, in attesa che sia riconosciuta la mia innocenza, darò corso alle decisioni della magistratura», ha detto. Anzi, ben venga l’affidamento in prova ai servizi sociali. «Questa cosa mi ha fatto addirittura piacere perché nella mia vita ho fatto sempre attività di supporto» ai malati. Più che volentieri, ha detto in conferenza stampa, cercherà di rendersi utile. «I collaboratori delle mie aziende mi hanno ricordato che per tantissimi anni ho dedicato ogni sabato mattina ai miei collaboratori ricoverati», e quando sono diventati tanti, «qualche volta anche la domenica mattina».
In Europa c’è una partita da giocare tutta in attacco, ha fatto intendere. Non come «l governo Monti», che è stato «inginocchiato sempre ai voleri della Germania». Poi ricorda a tutti una famosa frase di Margareth Thatcher: «I want my money back. Dovremmo dirla anche noi», suggerisce. «Casomai dovremmo pronunciarla in tedesco». Questa Europa così non va bene per niente. Ci sono tutti i trattati da rivedere: «Dal patto di stabilità alla revisione o all’annullamento del Fiscal compact. Ricordo – precisa – che all’ultimo Consiglio Europeo al quale partecipai posi il veto ed imposi due clausole. Facendo i calcoli dopo la presentazione all’improvviso da parte della Germania, vidi che avremmo dovuto ridurre il debito pubblico di 50 miliardi all’anno e chiesi una sospensione dei lavori», aggiunge l’ex premier. La politica di austerity non ha giovato alla crescita. «Oggi, non solo in Italia, la recessione è diventata depressione» e perciò sono «convinto che si debba puntare a eliminare il fiscal compact e consentire ai Paesi lo sforamento del 3% annuo nel rapporto tra deficit e Pil», un vincolo «che nella situazione attuale dell’economia è antistorico». In Europa sì, ma con altre regole. «Dovremo rivedere anche i metodi di finanziamento dell’Ue. Abbiamo come peso da contributori il 16% del bilancio. Ci sono Paesi che hanno pari voti come noi, ma danno un contributo del 2% come la Finlandia. Anche questo è da rivedere». Torna alla ribalta un altro nodo, più volte posto al centro della discussione da FI: «Bisogna rivedere i poteri della Bce. È un punto fondamentale», rilancia il Cav. «Abbiamo adottato una moneta unica con la quale accendiamo il nostro debito pubblico». Attenzione, dunque. «Cosa può succedere? Esattamente come accadde all’Argentina che emetteva i suoi titoli in dollari e quando finirono i dollari non aveva la possibilità di emettere moneta», avverte Berlusconi. «La Bce diventi prestatore di ultima istanza, che possa stampare moneta e garantire i debiti pubblici di tutti i Paesi dell’euro, emettere Eurobond e intervenire anche i tempi brevi a risanare le situazioni di debolezza nei Paesi dell’euro».
Euro sì o euro no?, gli chiedono. «Euro sì ma a certe ben precise condizioni, risponde. «Tra i partiti c’è chi ritiene che si debba rinunciare all’Euro e altri che considerano pericoloso uscire. Noi abbiamo formato una commissione di esperti che ci porterà a delle regole nuove da aggiungersi nell’ambito di Eurolandia che renderanno possibile il mantenimento di questa nostra moneta che io chiamo estera, che dovrà, quindi, diventare una moneta di tutti i paesi attraverso una nuova missione della Bce».