Berlusconi: «Forza Italia, non il Pd di Renzi, è il partito delle riforme. A cominciare da quella elettorale»
Silvio Berlusconi ha voluto esser presente alla presentazione alla stampa dei candidati alle elezioni europee a Milano e, arrivando all’hotel Michelangelo, ha raccontato ai presenti che si era «profondamente offeso quando ho saputo che nella mia Milano c’era un incontro con la stampa e la tv per presentare i nostri candidati e a me nessuno aveva detto niente. Ho messo il broncio – ha aggiunto con un sorriso – ho brontolato un po’, mi sono sfogato con il mio amico Mario Mantovani (il vicepresidente della Lombardia ed ex coordinatore regionale, ndr)». Ha detto di non aver telefonato alla coordinatrice lombarda Mariastella Gelmini, ma ha aggiunto che poi «è arrivato a casa mia Giovanni Toti, che incarna l’identikit della persona per bene e moderata». Quindi l’ex premier ha iniziato a parlare dei temi della campagna elettorale per le amministrative e per le europee.
Innanzitutto le riforme. «Quelle che arrivano non sono del signor Renzi ma sono le nostre riforme», ha precisato Berlusconi rivendicando che, «se c’è qualcuno, che da vent’anni le chiede e le vuole, questo qualcuno si chiama Forza Italia, si chiama Silvio Berlusconi. È fuori dalla realtà chi dice che noi non le vogliamo». Per l’Italicum «abbiamo detto sì, ma la legge che sta venendo fuori è molto peggio del Porcellum». In proposito ha ricordato che la legge elettorale «non è una riforma costituzionale», aggiungendo che, «se si andasse al ballottaggio, tutti i voti dei Cinquestelle andrebbero alla sinistra». Poi ha elencato tutte le riforme che considera «necessarie al Paese» che sono da portare avanti: quella dell’assetto istituzionale, della burocrazia, del fisco e della giustizia, «che il governo ha annunciato per giugno», ed ha ipotizzato che le battaglie da fare per la riforma della giustizia saranno «cruente».
Il Senato. «Siamo pronti a sederci ad un tavolo per discutere sulla sua composizione. Su questo testo noi ci siamo ma vogliamo discutere», ha spiegato dicendosi favorevole ad un Senato meno costoso, con membri non eletti, e di aver proposto che non voti la fiducia. «Siamo in linea con questi tre elementi – ha detto – e vogliamo mantenere fino in fondo l’impegno». Ma, quando è arrivato il progetto del governo che riduce «il Senato a un dopolavoro dei sindaci in gita turistica a Roma, a noi è parso che fosse fuor di ragione». Quanto poi alla par condicio, questo è un metodo che è «esattamente il contrario di cui avremmo bisogno, è una legge contra personam, perché temevano la mia presenza in tv ma alla fine è stata una legge contro il Paese».
L’Italia, con governi non eletti dal popolo, e Renzi, che «non era nemmeno candidato alle elezioni nazionali ed ha portato persone sconosciute nella squadra di governo», non possono «essere considerate una democrazia. Bisogna sperare di andare al più presto alle elezioni e per questo ci vuole una nuova legge elettorale. E l’impegno è per la nuova legge elettorale». L’Italia è passata dalla recessione alla “depressione”, secondo Berlusconi, il quale prevede che «le prossime elezioni non saranno oltre un anno e mezzo e sarà l’economia a imporre la nuova formazione di governo. L’Italia oggi sta male, gran parte degli italiani stanno male e credo che andando avanti staremo peggio». Una battuta contro la sinistra europea: l’ex premier ha ripetuto la frecciata sui “kapò” riferendosi a Martin Schulz e invitando a non votarlo per la presidenza della Commissione Ue. «Non volevo offenderlo – ha detto ricordando l’episodio del 2003 all’europarlamento – ma, apriti cielo, perché per i tedeschi, per loro, i campi di concentramento non sono mai esistiti».