Bondi s’è infatuato di Renzi e molla Forza Italia? Il Ncd esulta, poi arriva la smentita
«Sandro Bondi? Sta dall’altra parte del campo, tranquillo, no problem». Così Matteo Renzi, nella diretta twitter da Palazzo Chigi, ha risposto a chi gli chiedeva sulla possibilità che Sandro Bondi passi al Pd. Una ipotesi montata in queste ore, alla luce di alcune dichiarazioni dell’ex ministro della Cultura del governo Berlusconi. In un intervento sulla Stampa Bondi ha invitato Berlusconi a dire «xhiaramente che se Renzi farà delle cose giuste lo sosterrà e che lo criticherà o lo avverserà con fermezza solo se non manterrà fede alle sue promesse di cambiamento e di modernizzazione dell’Italia». Secondo l’esponente di Forza Italia, «Renzi rappresenta senza dubbio la prima vera cesura nella sinistra italiana rispetto alla sua tradizione comunista. Anzi, la sinistra di Renzi si colloca oltre la tradizionale socialdemocrazia europea, ed è più simile alla sinistra liberal americana di Obama e al nuovo labour party di Blair». Nella sua lettera Bondi sostiene che «un’autentica rivoluzione liberale Berlusconi non ha potuto farla perché i suoi principali alleati, da Fini a Casini, da La Russa a Bossi erano tutto fuorché liberali». Mentre «la forza di Renzi nasce in fondo dal fatto di proporsi di realizzare quel cambiamento e quella modernizzazione che il centrodestra non può dichiarare di aver realizzato pienamente. Per queste ragioni il centrodestra dovrà scegliere, soprattutto dopo l’esito delle elezioni europee, quale tipo di opposizione condurre al governo Renzi: contrastare il suo impeto riformatore e modernizzatore oppure incalzarlo e sostenerlo in un’opera di cambiamento dal cui fallimento nessuno beneficerebbe». Alla lettera alla Stampa è seguito uno tsunami di reazioni. «O si sta dentro al partito o si sta fuori», commenta la collega di partito, Alessandra Mussolini. «Noi già di pugnalate ne abbiamo quotidiane, da fuori, da dentro, da chi se ne è andato» con la scissione di Ncd che «ha delle conseguenze perché dobbiamo combattere non solo con Renzi, rispetto al quale svolgiamo il ruolo estremamente difficile di essere “oppomaggioranza”, senza avere un ritorno di niente», spiega la senatrice di Forza Italia, ironizzando sull’intervento del coordinatore di Forza Italia: «Era una lettera? No, una poesia».
I commenti dal Nuovo centrodestra sono concordi e i suoi esponenti cavalcano “pro domo loro” l’intervento: dal’ex presidente del Senato Renato Schifani all’ex segretario del Pdl, Angelino Alfano tutti ripetono lo stesso mantra: «Bondi involontariamente dichiara l’implicito fallimento politico del suo partito». Tanto da scatenare la reazione del diretto interessato: «Dal Ncd arrivano strumentalizzazioni del mio intervento. L’autocritica dovrebbe riguardare anche loro». Per dirla con Altero Matteoli, «Bondi fa un’analisi che si può condividere o meno, però individua in Berlusconi il leader indiscusso del centrodestra e non prevede né rassegnazione né sfaldamenti». L’ex ministro dei Trasporti si sofferma sull’intervento dell’ex coordinatore del Pdl. «I leader politici non si fabbricano né si costruiscono a tavolino, come qualcuno pensa, ma si affermano come tali con i voti degli elettori. Attorno al leader, e noi per fortuna ce l’abbiamo – conclude Matteoli – si deve modellare con pazienza e determinazione un partito che guardi al futuro e interpreti gli auspici della gente ed i cambiamenti sociali, economici e culturali che intervengono». In serata, poi, Bondi chiarisce ancora: «Non era un messaggio contro Forza Italia, resto fedele a Berlusconi»