Come ogni anno a Pasqua arrivano i turisti, ma Franceschini e Marino si vantano: «Merito nostro»
Il Natale di Roma esiste da 2767 anni, per 2766 anni era stato festeggiato dai romani e non dai loro politici, in 2766 occasioni chi guidava la città aveva tributato al popolo il ruolo di protagonista lasciando che Roma accogliesse ospiti e riservasse loro onori e festeggiamenti. Poi arrivò Ignazio Marino, anno 2014 d.C., l’homo insapiens che trasformò la ricorrenza millenaria nella sua personale passerella, fatta di vanterie e millanterie politiche, fino a farla diventare bassa propaganda da cortile: la propaganda di un sindaco in caduta libera nei consensi che ormai si arrampica sulle pietre del Colosseo, più che sugli specchi, per dimostrare di esserci. Romolo, che Roma l’aveva fondata il 21 aprile del 753 a.C, forse si starà sbellicando in qualche catacomba dopo aver sentito che Marino, oggi, s’è vantato per l’incremento di turisti registrato nel centro storico della capitale. «Enjoy Rome! Il 2767° Natale di Roma quest’anno è coinciso con la Pasquetta e la Capitale non si è fatta trovare impreparata… È un pieno di turisti che stanno premiando la volontà di aprire la città…». Ora, a parte la Pasqua, la Pasquetta, la giornata di sole, i ponti vari agganciati e la ricorrenza storica del Natale capitolino, qualcuno dovrebbe informare Marino, ma anche il sindaco di Napoli, De Magistris, altro “vanesio” del turismo, che il boom di visitatori è stato registrato in tutta Italia come trend nazionale. E che 14 milioni e mezzo di persone, secondo le stime di Federalberghi, si sono messe in viaggio nel week-end appena trascorso approfittando anche della concomitanza dei ponti del 25 aprile e del Primo maggio.
Vantarsi è male, millantare è peggio. Come ha fatto, del resto, anche il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che nonostante i recenti crolli a Pompei e nonostante il fatto che lui sia in carica da due mesi scarsi, su Twitter s’è “venduto” l’incremento di visite negli Scavi come un proprio successo personale. Anche in questo caso, Plinio il Vecchio, come Romolo, forse si starà sbellicando nelle catacombe. Noi un po’ di meno.