Commercio di gameti e figli su commissione: è guerra sulla fecondazione eterologa

9 Apr 2014 18:44 - di Redazione

Un balzo indietro di dieci anni. È il primo effetto della decisione con cui la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40. In attesa delle motivazioni, è stata il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a chiarire che, ormai, la legge è di fatto «svuotata» e che serve «un intervento parlamentare». In sostanza, si torna quasi al punto zero. Da un lato ci sono le questioni legislative, visto che la legge non norma la circostanza di donatori terzi rispetto alla coppia e, quindi, allo stato attuale, presenta lacune enormi. La Lorenzin è stata molto chiara nel ricordare che «in Italia non siamo ancora a attrezzati» per l’eventualità della eterologa: mancano indicazioni di legge su aspetti cruciali come «l’anonimato di coloro che cedono i gameti», «il diritto dei bimbi che nasceranno ad essere informati di chi sono i loro genitori», «il tipo di analisi da fare per chi cede i gameti». «Sono materie complesse che non possiamo risolvere con una cosa amministrativa», ha spiegato il ministro, sottolineando che «è giusto che il Parlamento faccia la sua parte e dia delle scelte di fondo su questi temi». Ci sono poi gli aspetti politici e sociali, visto che intorno alla materia si è già scatenato un dibattito quanto mai infiammato, proprio come avvenne dieci anni fa. Dal Pd a Sel, passando per i giuristi che si sono spesi per smantellare la legge nei tribunali amministrativi e anche per singole voci di Forza Italia, tutto il fronte della “fecondazione libera” parla di una grande affermazione dei «diritti delle persone», usando espressioni come «legge oscurantista», «divieti integralisti», «norme discriminatorie». In molti, però, ricordano che una normativa stringente serve sia a garantire i diritti dei nascituri, con implicazioni sull’identità e la salute, sia a evitare l’insorgere di fenomeni come il commercio di gameti e lo sfruttamento delle donne. Il più agguerrito è il mondo cattolico, con Famiglia cristiana che ha parlato della «fecondazione selvaggia per tutti» come dell’«ultima follia dell’Italia» e ha lanciato un sondaggio online fra i suoi lettori per conoscerne l’opinione. Ma la faccenda ha fortissime implicazioni anche per chi ha un approccio laico. Non ci sono solo le questioni di merito, ci sono anche quelle di metodo, prima fra tutte il fatto che in Italia il Parlamento è stato di fatto spogliato della sua prerogativa legislativa. «La Corte costituzionale è diventata un vulnus per la sovranità popolare: un organo dello Stato che si sovrappone a un potere dello Stato», ha sottolineato il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Fabio Rampelli, per il quale «l’ennesima bocciatura di una legge approvata da un Parlamento autonomo dimostra l’assoluta bizzaria di un’istituzione che emette sentenze a orologeria, scardinando il potere legislativo e legiferando al posto delle Camere». «La legge 40, sulla quale facemmo una battaglia referendaria contro chi voleva abrogarla, fu “legittimata” dal voto del popolo», ha ricordato Rampelli, puntando l’attenzione anche su un’altra implicazione, finora sottovalutata, della decisione della Consulta: «Con questa sentenza si aprono orizzonti imprevedibili, finanche la possibilità delle coppie omosessuali di prestare il proprio seme per avere un figlio. Un figlio a tutti i costi. Il divieto di fecondazione eterologa, al netto di ogni altra considerazione, era nato dalla necessità di non procreare “figli su commissione”, di tutelare il corpo della donna, trasformabile in una vera e propria macchina fabbricatrice di figli. Con questo verdetto – ha concluso Rampelli – i giudici della Corte non dimostrano alcun rispetto per i minori, la famiglia, la donna e la maternità».

 

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