Coro di critiche dal centrodestra: la distinzione tra “leggere” e “pesanti” è un orrore ideologico e scientifico

29 Apr 2014 12:20 - di Romana Fabiani

«Nel contrasto alla diffusione di droghe si torna all’anno zero. Il decreto su cui Renzi ha posto la fiducia depenalizza di fatto l’uso di sostanze stupefacenti, svuota il Dipartimento Politiche Antidroga collocando le attività di coordinamento in capo all’Istituto Superiore di Sanità, come se la questione non avesse rilievi sociali e non coinvolgesse attività criminali, ma fosse solo un fatto sanitario». È furioso Fabio Rampelli, vicepresidente di Fratelli d’Italia a Montecitorio, che della lotta alla droga ha fatto da sempre una battaglia ed è pronto a farsi sentire in Aula. Tra i buchi neri del provvedimento l’assurda reintroduzione della distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, «una distinzione ideologica – spiega Rampelli– che ignora i dati scientifici che dimostrano come il principio attivo della cannabis, quindici anni fa pari al 2,5% (come fosse il tasso alcolico delle bevande), oggi si sia esteso fino al 60% producendo danni irreversibili per l’organismo umano. Il capo del Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio in audizione ha fatto un esempio illuminante: un boccale di birra di 0,4 litri ha un tasso alcolico del 5 per cento che chiunque può sostenere; un boccale di grappa, al netto della stessa quantità, ha un tasso alcolico (che corrisponde al principio attivo per le droghe) del 42 per cento. Equipararli – aggiunge il parlamentare di Fratelli d’Italia – è un follia oltre che un orrore scientifico». Il vecchio spinello di quindici anni fa, insomma, è potenzialmente un’arma micidiale equivalente a eroina e cocaina per la dipendenza che crea e per gli effetti che produce sulla salute. «Lo slogan della sinistra, oggi più patetico di ieri perché calato in una società modificata dall’escalation delle droghe sintetiche, era e resta “droga libera”. Noi eravamo contrari alla legalizzazione della droga prima e lo siamo a maggior ragione oggi».
Non meno critico l’azzurro Maurizio Gasparri che contesta metodo e merito. «Mettere la fiducia è uno schiaffo imperdonabile. Con il decreto si mortificano anni di battaglie contro l’uso e lo spaccio degli stupefacenti, prevedendo solo sanzioni amministrative per chi compra o detiene droga». Nella norma si prevede infatti che, a stabilire se il quantitativo di stupefacenti sia destinato a un uso personale o a fini di spaccio, sarà il “packaging”, la modalità di presentazione e confezionamento. «Un fatto assurdo, per cui non ha più importanza la quantità di droga bensì come la si presenta – conclude il vicepresidente del Senato – senza considerare l’incredibile distinzione che si proporrebbe tra droghe leggere e pesanti quando ciò che conta è il principio attivo. Il decreto è tutto sbagliato».

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