Crosetto: la politica di Renzi è “classista”, Fratelli d’Italia-An è la vera opposizione di destra al governo

25 Apr 2014 10:13 - di Priscilla Del Ninno

Le reazioni scaturite all’articolo di Ernesto Galli Della Loggia, La diaspora della Destra, in cui l’editorialista del Corriere della sera metteva in discussione la capacità di governance della destra e l’appeal che a sua detta proverebbero i moderati di Palazzo Chigi nei confronti del renzismo, hanno alimentato il dibattito interno al centrodestra, in cui le diverse anime in cerca di una sinergia politica, prima ancora che parlamentare, hanno palesato diverse obiezioni. E allora, dopo il colloquio con il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, abbiamo sentito Guido Crosetto, fondatore insieme a Giorgia Meloni e ad Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia-An. Il quale, senza troppe perifrasi, ha argomentato un pensiero netto sulla vexata questio: «Il punto nodale non è l’attrazione nei confronti di Matteo Renzi, ma in realtà il fatto che l’odierno centrodestra sia composto da aggregazioni di persone e partiti che non hanno i valori, le idee e il progetto delle vera destra. Della destra storica. Di governo o di opposizione che sia. E il dramma è che per la maggior parte sono personalità che provengono da Forza Italia, ossia dalle file di quello che dovrebbe essere il partito più grande dell’area moderata, tenuto insieme però da altro e non certo dai valori fondanti della destra, che sono invece i principi ideologici e il collante politico alla base di Fratelli d’Italia-An».

Ma, allora, il berlusconismo ha condizionato, e se sì in che modo, la capacità della destra di governare, dato da Galli Della Loggia non come un interrogativo su cui riflettere, ma come un assioma di partenza intorno al quale far girare l’intero ragionamento giornalistico?

«Più che il berlusconismo, sono le uscite come quelle di Bondi che rappresentano una interpretazione del berlusconismo fatto di persone che hanno idee diverse, voci minoritarie o messe a tacere, o addirittura costrette ad andarsene, ad incidere negativamente sulla compagine governativa di area». E del resto è stata molta la gente come Bondi a soffocare ogni voce al dibattito interno, molto più di quanto abbia potuto fare lo stesso Berlusconi. Di più: Bondi è stato colui che ha usato Berlusconi come una clava contro chi la pensava diversamente. Ciò detto, lui in una delle diverse interviste rilasciate nei giorni scorsi ha dato ragione ad Alfano: il che giustifica il percorso di Alfano a sostegno di Renzi. O meglio: Bondi asserisce che Forza Italia è inutile e che serve appoggiare il premier. Il che, peraltro, letto in controluce, significa che Bondi ha avuto il coraggio di teorizzare quello che Verdini mette in pratica tutti i giorni, andando a discutere con Renzi di riforme costituzionali: e la crescita grillina è la drammatica conseguenza di tutto ciò. Il che significa oscurare l’operato di Fratelli d’Italia, mettere la sordina alla voce della Lega, avvicinando l’elettorato ai movimentisti di Grillo che, a mio parere, non rappresentano nulla ed esprimono ancora meno. Quindi, come vede, Galli Della Loggia semplifica e destruttura quella che invece è una questione molto più complessa e articolata, dalle colonne di un giornale che non ha mai dato spazio a un’idea della destra, se non ai suoi aspetti folcloristici, danneggiando l’immagine della destra e del Paese tutto».

Un’immagine da rifondare, quella della destra? E in che modo?

«Attraverso l’impegno sociale e la credibilità politica di quello che è l’unico partito di vero centrodestra rimasto nel panorama politico italiano, che è FdI. Perché la nostra è la sola compagine parlamentare seriamente all’opposizione. Perché siamo gli unici ad interessarci realmente al ceto medio. Gli unici a batterci contro le lobby. Gli unici a parlare di partita Iva».

Cos’altro, secondo lei, opinione pubblica e addetti ai lavori fingono di ignorare?

Intanto, per esempio, che Renzi ha regalato 80 euro ai suoi elettori, sulle spalle però dei disoccupati, dei pensionati, dei cassintegrati, compiendo insomma un’operazione ferocemente classista, di cui però nessuno si è voluto accorgere. Poi, direi, l’esempio più eclatante di compromesso storico moderno (quello tra forze di centrodestra e Renzi) che è il Piemonte. Dove per le prossime elezioni regionali del 25 maggio, per le quali si vuole chiaramente la vittoria del democrat Chiamparino, il centrodestra non si presenta unito, e FI, per non ostacolare il percorso del Pd, sceglie di opporre nella competizione elettorale come candidato per il dopo Cota un competitor che ha decisamente meno possibilità di vittoria sull’ex sindaco torinese». Una competizione elettorale, quella per il vertice della Regione Piemonte, a cui Guido Crosetto parteciperà come outsider di lusso.

 

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