Dell’Utri latitante in Libano? Martedì il verdetto della Cassazione sulla condanna per mafia
Non si trova, da ieri è irreperibile. A pochi giorni dalla sentenza della Corte di Cassazione che il prossimo 15 aprile potrebbe confermare la condanna di sette per concorso in associazione mafiosa, l’ex senatore Marcello Dell’Utri ha lasciato l’Italia. Una coincidenza temporale davvero inquietante con l’attesa per la sorte giudiziaria di Berlusconi che potrebbe essere il colpo di grazia per Forza Italia che in queste ore teme l’ecatombe della magistratura. Lo storico collaboratore del Cavaliere è di fatto accusato di essere strato il mediatore tra l’ex premier e Cosa Nostra. Secondo le ricostruzioni de La Stampa e del Giornale di Sicilia, gli agenti della Squadra mobile di Milano non avrebbero potuto eseguire l’ordine di custodia cautelare emesso contro di lui dalla terza sezione della Corte d’appello di Palermo. «Non siamo andati a notificare nulla all’ex senatore Dell’Utri», smentiscono però polizia e carabinieri mentre secondo indiscrezioni gli investigatori milanesi sarebbe andati al domicilio e non lo avrebbero trovato. L’ex senatore del Pdl, condannato a sette anni per mafia, potrebbe essere all’estero, in Guinea Bissau, Libano, Repubblica Dominicana. In quest’ultimo Paese si era già rifugiato due anni fa, in circostanze analoghe, quando sparì nei giorni in cui la Cassazione doveva decidere la sua sorte. Poi la condanna fu annullata e l’ex manager di Publitalia ricomparve. Secondo gli investigatori, che da settimane monitorano le sue mosse, Dell’Utri potrebbe trovarsi in Libano dal quale sarebbe pronto a spostarsi. L’ex senatore infatti è propretario di più passaporti e del passaporto diplomatico, che gli era stato attribuito in quanto delegato di Palazzo Madama al Consiglio d’Europa. Due giorni fa il sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio ha reiterato al Tribunale del riesame la richiesta di divieto di espatrio, dopo che tre settimane fa la sua istanza era stata respinta dai giudici della Corte d’appello. La Procura generale aveva chiesto il divieto di espatrio, anche sulla scorta di intercettazioni ambientali (nell’ambito di un’inchiesta per riciclaggio su un imprenditore calabrese) nelle quali il gemello dell’ex senatore, Alberto Dell’Utri, parlava di un possibile riparo del fratello all’estero. La Corte d’appello, che aveva già una volta detto di no alla richiesta di arresto (nel marzo dell’anno scorso, il giorno in cui aveva ribadito la condanna a sette anni), aveva però rigettato anche questa seconda richiesta finché la Procura generale non ha impugnato il rigetto del divieto di espatrio (che ieri il tribunale del riesame ha confermato) e ha chiesto una misura cautelare in carcere, sulla base di nuovi elementi.