Elezioni europee, al via i comizi: sul palco salgono le toghe armate di megafono
È iniziata la campagna elettorale per le Europee del 25 maggio e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, dopo 14 mesi di assenza dal video, torna in tv nei talk-show politici rilasciando articolate interviste. Con un sincronismo perfetto i giudici depositano a Bari e a Milano le motivazioni delle sentenze del cosiddetto processo Escort e del processo Unipol. Come in ogni campagna elettorale, assistiamo al puntuale ingresso sulla scena politica di elementi esterni alla politica ma che certamente alterano le dinamiche del consenso e la dialettica tra le forze in campo. A danno, naturalmente, di una parte. C’è poco da essere maliziosi, è in questa cornice che si inquadrano, dopo quelle di Bari, le motivazioni del processo Unipol: a un giorno di distanza, non sembra proprio il caso di parlare di casualità. «Che alcuni giudici abbiamo perseguito negli anni Silvio Berlusconi solo a fini politici, è un dato inconfutabile ormai riconosciuto generalmente ma anche dai più avveduti avversari», sottolinea l senatore di Forza Italia, Altero Matteoli. «I giudici di Bari e di Milano depositando con eccesso di zelo e sospetto tempismo le motivazioni di due sentenze, danno ulteriori e nuove prove di ciò che è assodato, ossia che una parte della magistratura utilizza la giustizia come arma di lotta politica. Talmente plateale e scoperto è questo gioco che, probabilmente, e lo vedremo nelle urne, i cittadini reagiranno e per questi signori sarà un boomerang», prosegue Matteoli.
Ma non finisce qui. Ogni frase, ogni parola pronunciata dal leader del centrodestra durante i faccia a faccia in tv si trasforma per incanto in un “capo di imputazione”. Forse vorrebbero zittirlo del tutto? L’unico modo sarebbe quello di revocargli i servizi sociali. Come fare? Nell’ordinanza con cui gli avevano concesso la misura alternativa agli arresti domiciliari i giudici avevano scritto che il leader di Forza Italia avrebbe dovuto «mantenere comportamenti nell’ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle istituzioni». E in caso di violazioni, o di nuovi “attacchi” ai giudici, la minaccia era implicita: Berlusconi avrebbe rischiato la revoca dell’affidamento in prova. Ecco che allora si apre una ghiotta “caccia” alle frasi di Berlusconi che potrebbero “servire”, a vanificare i servizi sociali. Così sotto processo sono entrate alcune considerazioni pronunciate nell’intervista a Corrado Formigli a Piazza pulita.
C’è una frase in particolare che potrebbe essere usata come una clava da chi vuole mettere a tacere Berlusconi, quella in cui rispondendo a Formigli dice che «È ridicolo pensare che si possa rieducarmi consegnandomi a dei servizi sociali e a dei colloqui quindicinali con assistenti sociali». Berlusconi ha aggiunto che l’affidare ai servizi sociali «un signore che è stato per più tempo il responsabile del governo, unico cittadino al mondo che ha presieduto per tre volte e bene il G8», è una cosa «ridicola non per me, ma per il Paese». Cosa doveva rispondere, che era felice di una sentenza giusta e opportuna? Eppure, secondo quanto trapela negli ambienti giudiziari, potrebbero rappresentare una infrazione alle regole che l’ex premier deve rispettare. È solo un’ipotesi ma qualcuno ci spera. Berlusconi rischia quella che tecnicamente si chiama “diffida”, una sorta di cartellino giallo che sottointende un avvertimento: se continui così scatta il “rosso”. Qualcuno forse spera nell’“espulsione”, anche se non c’e un tetto di diffide codificato dalla legge oltre il quale scatta in automatico la revoca dell’affidamento. Sta alla sensibilità dei singoli giudici stabilire quando la persona abbia superato il limite… Come si diceva, siamo alle solite: un leader politico, impegnato come i suoi avversari in campagna elettorale, che deve stare attento a come parla in quanto monitorato dai giudici. Per ora non risulta essere stata attivata alcuna procedura di valutazione dopo l’intervista rilasciata a Piazza pulita. Il presidente del Tribunale di Sorveglianza, Pasquale Nobile De Santis, si è limitato a dire questo: «Noi stiamo attenti a tutto».