Hanno devastato Roma, ma continuano a chiamarli “ragazzi”
Passano i decenni, cambiano le tecnologie, si avvicendano le generazioni sulla scena della storia, ma i vizi di certo giornalismo radical chic non passano mai. L’estrema sinistra ha devastato per l’ennesima volta il centro di Roma. E il giorno dopo si registreranno milioni di euro di danni. La Capitale si lecca le ferite dopo un nuovo sabato di ordinaria follia. Ma, girando per i siti dei grandi giornali, non si capisce bene di chi sia la colpa. No Tav, No Muos e ora anche gli inediti Blu Bloc, non sono chiamati, come sarebbe appropriato, “estremisti”, “teppisti” , “guerriglieri urbani”, ma, come sempre, “ragazzi”, alle prese con le manganellate, le cariche, i lacrimogeni della polizia. A un estremista di origine peruviana esplode in mano l’ordigno che sta per lanciare? Per il sito de La Stampa è un “ragazzo” che “perde la mano“ per l’esplosione di un “petardo”. Nessuno può certo rallegrarsi per una così grave amputazione. Però non si può fare a meno di pensare agli ingiusti danni, forse anche alle persone, che il “petardo” avrebbe probabilmente provocato se avesse colpito l’obiettivo scelto da quel “ragazzo” . Tutto un programma è poi la foto che campeggia sulla home de la Repubblica. Sopra un generico e indulgente titolo (“scontri e cariche al corteo dei movimenti”) l’immagine è quella di un “povero” ragazzo con la testa insanguinata che fa scudo con il proprio corpo, disteso bocconi sull’asfalto, a una ragazza andata anch’ella ko. Sopra quei poveri Romeo e Giulietta incombe minaccioso il parastinchi di un poliziotto. La didascalia-catenaccio è un’autentica elegia: «L’abbraccio per proteggere la ragazza dalle cariche». Anche il sito del Corriere della Sera ha provato per un po’ a lanciare l’effetto tenerezza pubblicando la stessa romantica-drammatica foto. Ma è durato poco. A via Solferino hanno evidentemente capito che non era il caso. Perché le innumerevoli foto degli scontri messe in rete sono tutte eloquenti: si vedono solo brutti ceffi incappucciati intenti al lancio di sassi, fumogeni e ordigni vari.
L’indulgenza dei media verso i teppisti comincia al dunque a essere pesante e sottilmente perniciosa. Una brutta aria tira infatti in Italia. Sotto la spinta dei No Tav, l’estremismo di casa nostra sta compiendo un pericoloso salto di qualità, come dimostra l’inquietante aggressione all’autista del pm che indaga sui “guerriglieri” della Val di Susa. Le Brigate Rosse, ai loro tempi, cominciarono proprio così: colpendo semplici e inermi lavoratori dell’industria e della giustizia, considerati, nel delirio rivoluzionario, come gli “ingranaggi” dell’odiato “sistema delle multinazionali”. «Colpirne uno per educarne cento» , scrivevano quelle belve sui muri delle nostre città. Non è allora il caso di abbassare la guardia né di essere indulgenti. I ragazzi “esuberanti“ di oggi potrebbero diventare i killer di domani.